#Nonleggeteilibri – Per chi ama la saga di Malaussène
Il caso Malaussène – mi hanno mentito (titolo originale: Le cas Malaussène – Ils m’ont menti) di Daniel Pennac, Feltrinelli 2017 – traduzione di Yasmina Melaouah € 18,50 isbn 9788807032332 e-book € 9,99 – disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Passati quasi vent’anni dall’ultimo romanzo legato alla saga del caro ‘capro espiatorio’ Benjamin Malaussène con relativa regina Zabo, mamma, fratellini, Julie, meraviglia di compagna e Julius, meraviglia di cane, ma fatti quattro passi nel Vercors, dove ritroviamo il nostro eroe a fare da guardia all’autore di punta delle Edizioni del Taglione, ecco che pare passato nemmeno un giorno da quell’ultima volta. Più pacato il nostro eroe, meno sentimentale, anche perché i ranocchi e affini che ha cresciuto sono sparpagliati (all’apparenza) ai quattro angoli del mondo ad illudersi, secondo lui, di andare contro il sistema facendo i volontari in Ong dalle più svariate beneficienze (ma non è pure per la sua lingua lunga e saputa il giusto che gli vogliamo bene?). Poche pagine e siamo di nuovo nel cuore pulsante della famiglia che ci ha fatto piangere, intenerire, arrabbiare col mondo e le sue malefatte, sentirci forti e protetti accanto a Mo il Mossi e Simon il Cabila (e qualcuno ha passato pure diverse orette a Belleville a respirare l’aria del quartiere cercando di ritrovarci qualcosa di ‘familiare’, spiando dai vetri del cinema Zebre). Mentre Malussène tiene nascosto lo scrittore di grido Alceste che sta scrivendo il suo ultimo capolavoro (siamo nell’epoca in cui la Zabo pubblica solo biografie di emeriti sconosciuti), viene rapito Georges Lapietà un uomo d’affari a quattro stelle, ex ministro, e chiesto un riscatto pari pari alla sua milionaria e spropositata buonuscita dal gruppo Lava da lui gestito, tanto da far sospettare si tratti d’un rapimento ‘politico’. Malaussène, dati i suoi movimenti circospetti, diventa sospettato numero uno proprio perché fuori tiro da Parigi. La piccola Verdun, dallo sguardo indagatore, è diventata giudice per le indagini preliminari e si trova ad indagare proprio sul caso travestita, forse per problemi di credibilità, lei giovane fresca e felice sposina, da unta e malmessa ragazzaccia ‘topo’ di studio legale, con tanto di gonna vintage. Si avvicendano vecchie e nuove figure della saga e il finale è a sorpresa. Il libro aspetta un seguito, e se l’atmosfera è riuscitissima, anzi questo Benjamin ci fa venire ancora più nostalgia di tutta la gran famiglia al completo, l’intreccio è un po’ più farraginoso forse a causa della necessità di ritrovare, almeno citati, tutti i personaggi della saga, per altro coscienziosamente riportati in una legenda consultabile all’inizio del volume. Pennac continua ad avere il pregio d’una fantasia spesso poetica senza mai lasciare fuori dalla porta il mondo: «Appena sono arrivato ho spalancato tutte le finestre su Parigi e ho respirato un’aria satura di musica…Eccola la metafora (…) comunicata al comune di Parigi: festeggiare il ritorno a scuola e alla disoccupazione, distrarre i giovani non sapendogli offrire un lavoro e rintronarli di bassi tellurici per indurli a mobilitarsi contro le mitragliate ai tavolini dei caffè, le bombe umane e gli omicidi prossimi venturi. L’arte del divertimento contro la scienza del terrore…» (Serena Grizi)
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