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#Nonleggeteilibri – “Ora dimmi di te”, lettera tenera e commossa alla vita

#Nonleggeteilibri – “Ora dimmi di te”, lettera tenera e commossa alla vita
Gennaio 12
19:21 2021

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Ora dimmi di te – Lettera a Matilda di Andrea Camilleri, Bompiani 2018  € 14,00 isbn 9788845297755 e-book € 8,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Senza esagerare, e in una declinazione tutta italiana, Andrea Camilleri sembra aver abbracciato nella sua vita il motto che si attribuisce a Guevara «Bisogna essere duri senza mai perdere la tenerezza» (chissà se avrebbe sorriso il maestro a questa ‘attribuzione celebre’, quanto gli sarebbe sembrata ingenua….). Eppure lo scrittore sembrava aver rubricato, da sempre, le durezze della vita e quel che ne poteva conseguire (la disillusione ma insieme la determinazione) sotto la voce ‘vita’, appunto, e la tenerezza necessaria nei rapporti col prossimo, affinchè questi fossero niente di meno che umani, sotto la voce ‘usare sempre’. È così che scrivendo alla pronipote Matilda, piccolissima, che spera lo legga un giorno, lascia il proprio testamento etico e morale una manciata di mesi prima di lasciare il mondo. Con questo spirito ricorda il doloroso calcio nelle zone basse ricevuto dal ministro della cultura fascista Pavolini; ricostruisce i propri inizi molto difficili per colpa di certe voci sul suo conto, di strane coincidenze e di una sua naturale propensione giovanile a scappare dietro i piaceri e le gonne; le umiliazioni tornate indietro a ‘pagamento’ del suo voler essere un uomo libero ad ogni costo. E poi i premi. La dolcezza dell’incontro con la moglie Rosetta, che lascerà solo andando via dall’esistenza; l’empatia con le speranze degli altri; la chiarezza con cui esprime le sue ferme convinzioni politiche che dovrebbe leggere ogni volta chi non riesce più a riconoscere le ragioni delle proprie scelte. Seppure gli anni gravano sulle spalle, Camilleri riesce a trattarli ancora con una leggerezza mai sopra le righe; senza compiacimento, prendendoli per quello che sono perché ormai trascorsi hanno lasciato un sedimento dolce-amaro per nulla sgradevole. Rivela poi la cifra della propria esistenza, che è sempre stata la curiosità, la stessa che lo fece autore, attore e produttore di spettacoli teatrali e televisivi, a volte teatral-televisivi, poi scrittore e co-sceneggiatore di alcuni dei suoi libri divenuti film e serie tv. Oltre la generosità di aprirsi ai lettori come non mai, accusato da alcuni di questi, negli anni, di aver fatto adottare a Salvo Montalbano idee sinistroidi, come se Montalbano fosse una creatura a sé non nata dalla penna dell’autore (il teatro dell’assurdo di quello Ionesco che gli era tanto caro docet!!), Andrea Camilleri vuole insegnare…niente. Desidera il meglio per tutti e questo è il messaggio per la pronipote e per le future generazioni a patto, s’intende, di fare ognuno la propria parte partecipando della democrazia, della Europa, per quanto imperfetta, del proprio ruolo di cittadini. La sua chiara voce, per quanto arrochita dal tempo, il pensiero positivo, seppure disincantato, manca e mancherà nel panorama intellettuale italiano. Come le sue storie dall’aria apparentemente semplice, ricche invece di invenzioni linguistiche, rimandi storici, considerazioni attuali ed un gusto proverbiale per il racconto e per la difficile arte dell’umorismo: «Non credo di essere un grande scrittore. In Italia si ha l’ambizione di creare cattedrali, a me piace invece costruire piccole disadorne chiesette di campagna. E tanto mi basta. Ho scritto molto, quando ho raggiunto i novantun anni abbiamo festeggiato il mio centesimo libro. Credimi, non c’è una sola pagina che io non abbia scritto con sincerità assoluta, per totale bisogno di raccontare. Io stesso mi considero più che uno scrittore un contastorie, cioè uno che esaurisce nel piacere della narrazione ogni sua possibilità di espressione».

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