#Nonleggeteilibri – “Non dirmi che hai paura”, correre per la vita…
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella, Feltrinelli 2021 € 9,50 isbn 9788807885747 e-book € 6,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
A volte i libri sembrano venirci incontro e lo fanno in modo davvero strano: prima un libro sull’infanzia rubata di Maria Goretti, poi la storia vera di Samia raccontata dal giovane e pluripremiato Catozzella nel libro che dà l’avvio a quella che l’autore definisce ‘la trilogia dell’altro’ includendo i suoi altri romanzi Il grande futuro, E tu splendi che sono poi storie di bambini, adolescenti e donne, con sfondi sempre diversi per vicende che hanno molto da dire. Così la piccola Samia, ragazzina somala di Mogadiscio di appena otto anni prende vita tra le pagine; lei, i fratelli, la bella e dolce sorella Hodan dalla voce ammaliante, i genitori che assecondano la voglia di libertà dei loro figli anche durante la vigenza della Sharia reintrodotta dalle Corti Islamiche all’indomani della cacciata dei Signori della guerra dalla città di Mogadiscio. Samia è ‘sorella’ anche del coetaneo vicino di casa con cui condivide la passione per la corsa sin da quando hanno otto anni: Alì, prima corridore come lei, riconoscendo la stoffa sportiva dell’amica si auto investirà presto del ruolo di suo allenatore. I due, correndo non vedono, cercano di non vedere, di essere di due etnie diverse che segneranno il destino dei loro giorni; la città in costante assedio, le strade piene di rifiuti e divise, l’impossibilità di avvicinarsi al mare che sta lì a pochi metri perché costantemente territorio militare. I ragazzini, con la loro vitalità, pensano ad allenarsi per le prossime gare cittadine (obiettivo ambiziosissimo le Olimpiadi di Pechino del 2008 a cui Samia partecipò davvero arrivando ultima); la ragazzina è fermata a più riprese per strada perché è malvisto il suo andare in giro senza velo, in pantaloncini e canottiera ‘da maschiaccio’, una ragazzina ‘rovinata’ secondo la tradizione locale (ricordate lo straordinario film saudita La bicicletta verde di Haifaa Al-Mansour del 2012?).
Per fortuna c’è un grande cortile comune dove fare ritorno la sera, dopo lunghe e dure giornate. Lì, davanti al fuoco, alla cena cucinata con dedizione, si coltivano il canto e la risata, l’ironia (antidoti all’irragionevolezza d’ogni potere) e la solidarietà di due famiglie che dovrebbero essere antagoniste ma fanno davvero tutto per aiutarsi. La storia, però, non resterà a lungo lontana dalle loro case per mano delle milizie di Al-Shabaab, molto violente e subentrate alle Coorti Islamiche nel governo della città, e ciò che Samia aveva giurato di non fare mai, lasciare il proprio Paese, diventa lo spergiurò per cui affronterà ‘il viaggio’, mito delle terre di guerra: mesi di fame e paure continue, in vista di raggiungere la sorella più grande Hodan, che avendo dovuto rinunciare al primo matrimonio con un ragazzo di altra etnia è partita per l’Europa per rifarsi una vita. Il racconto, narrato in prima persona da Samia, ‘parla’ un linguaggio semplice e dolce allo stesso tempo. Disarmante e pieno dei detti e delle tradizioni di un padre che fa il mercato giornaliero nei quartieri più popolari. Il calore della famiglia, la tradizione del canto rituale e la forza vitale della corsa si avvertono riga per riga, tanto che la fantasia comincia a correre prima con Samia ed Alì, poi con Samia da sola, anche nelle sere di buio e coprifuoco totale in cui è costretta a uscire per potersi allenare nello stadio deserto poiché la città è diventata troppo pericolosa e di giorno ed è troppo caldo per correre coperte dalla testa ai piedi come obbliga la legge, (pagine magiche chiuse dall’apparire dell’affettuoso padre che col cuore in gola va a riprenderla per tornare a casa). Ci si affeziona alla sua piccola storia, alla sua tenacia, all’allegria per la scoperta della pace saggiata in Somaliland dove è andata a correre e poi a Pechino (la prima volta con l’aereo, la prima volta in un albergo con tanta acqua corrente da godersi nel bagno, la prima volta con tante comodità); momenti di cui Samia porta il ricordo nel cuore come l’immagine dell’atleta somalo Mo Farah, suo modello, suo punto d’arrivo. Il libro è stato amato da artisti e scrittori, citato accanto a molti capolavori della letteratura, ha ricevuto tanti premi. La sua forza è la freschezza, la sua cifra la capacità di vedere l’infinita possibilità dell’essere umano e la fragilità di destini che riescono a perpetuarsi solo attraverso la memoria, solo nelle parole di chi li racconta…
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