#Nonleggeteilibri – Nel romanzo di Barbara Frandino “amore sofisticata forma d’odio” parola di…
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) È quello che ti meriti di Barbara Frandino, Einaudi ed. 2020 – € 16,00 isbn 9788806246525, e-book 7,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/
La fascetta sul romanzo È quello che ti meriti, recita: “L’amore è una sofisticata forma d’odio” parola di…Michela Murgia che all’epoca dell’esordio come narratrice di Barbara Frandino, già sceneggiatrice e autrice di documentari e programmi radiofonici, emise questa sentenza elogiando una scrittura precisa riguardo ogni risvolto dei sentimenti, intesi quelli accanto a chi diciamo di amare, e riguardo la nostra ‘mente animale’ la quale non smette mai un giorno, forse, di vigilare attentamente guardandosi le spalle senza posa, anche da chi ci vive accanto. La protagonista della storia la racconta in prima persona: dopo anni di matrimonio, senza figli, i coniugi si fanno un paio di gravi torti e la frase che suggella le successive vendette è, appunto, “è quello che ti meriti”. Chi comincia e quando è bello scoprirlo nella trama del libro ma i sentimenti provati da entrambi, più scavato il sentire al femminile, tagliano come lame. Attorno a loro l’infelicità, diversa, di una coppia che ha perduto il figlio; una maestra di meditazione: «Aneeta (…) dice che passo il tempo a rimpiangere o a sperare. E cosa c’è nel presente che mi possa piacere? le ho chiesto. La vita, ha risposto», i commenti e le confidenze con la famiglia d’origine.
Questo libro in qualche modo è prezioso: si tratta di fiction ma quello che può farci riflettere è la materialità delle vendette che uomo e donna possono infliggersi (come deve farci riflettere la materialità delle modalità degli omicidi di donne declinati in molte violenze diverse e sanguinose, che nulla hanno a che vedere con la parola amore). Qui non c’è omicidio, anche se un certo finale liberatorio potrebbe preludere ad altre violenze, ma è interessante che le stesse parole di interesse, di ‘stretta’, usate per dire l’amore, siano taglienti quanto quelle per descrivere la stretta dell’odio. Odio può essere stare in silenzio accanto a qualcuno fingendo di condividerne le scelte; passare assieme del tempo e intanto scavarsi la strada per altre vite tacendo ogni progetto all’altro. Quindi distruggerlo con l’effetto sorpresa, colpirlo come accade fin nel più recente delitto contro una donna, fino a ridurre un corpo a qualcosa che non interessa più e che però non dovrà interessare più nessun altro: esanime, senza cure, fermo, fermato per sempre nella volontà di scelta. Scriviamo di più di vittime al femminile perché è su queste che più s’accanisce la violenza maschile, e non il contrario.
Forse è più giusto dire che nella storia di questa precisa coppia non c’è più amore, che c’è stato, ma che alcuni tradimenti della fiducia restano difficilmente superabili anche nelle intese più longeve. Sarebbe meglio non scambiare l’affezione ad una casa, alle cose contenute in essa, alle abitudini spesso dolci della convivenza, per amore; nella speranza di recuperare un sentimento, promesse, che qualche volta ci si deve essere scambiati, e che sono state più volte disattese; «Ci adattiamo all’assenza, facciamo continui aggiustamenti. Finché non ci accorgiamo di assomigliare di più a quello che manca che a quello che resta». Nel narrato di Frandino la bocca dice una cosa, i gesti ne comunicano un’altra, i pensieri vanno per altre strade e niente è come sembra. Quasi un noir borghese.
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