#Nonleggeteilibri – Morte nella neve, giallo fiction!
![#Nonleggeteilibri – Morte nella neve, giallo fiction!](http://www.controluce.it/notizie/wp-content/uploads/2019/05/Morte-nella-neve_large-680x1021_c.jpg)
(Serena Grizi) Morte nella neve – Un giallo di Natale (titolo originale: Mistery in White: A Christmas Crime Story) di J. J. Farjeon, Lindau 2018 traduzione di Federico Zaniboni € 19,00 isbn 9788833530284 e-book € 12,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Considerato il ritorno temporaneo del freddo, questa detective fiction ambientata prima in esterni fra neve e gelo e poi in una misteriosa villa dalle grandi sale scaldate da camini e tavoli apparecchiati con thé fumanti, può rivelarsi effettivamente corroborante…Un gruppetto di gentiluomini e gentildonne d’oltre Manica, composto da personalità più o meno originali, decide d’avventurarsi nella neve a causa d’una nevicata eccezionale che non promette bene soprattutto perché si è vicini alla vigilia di Natale e ognuno vorrebbe proseguire il viaggio verso la propria meta raggiungendo la vicina stazione di Hemmersby. Lo sparuto gruppetto, dopo una camminata faticosa, affondando fino alle ginocchia nel gelo, si ripara in una grande villa che si rivelerà aperta, senza proprietari nei paraggi e perfettamente attrezzata per ricevere: i saloni sono riscaldati da grandi camini, il thé è apparecchiato elegantemente. I nuovi arrivati ritrovano Mr. Maltby, anziano e misterioso signore che si era da subito dileguato una volta fermo il treno e che sembra attenderli, ma assieme ad un certo Smith, figuro inquietante che aprirà la strada ad una serie di strane e poco piacevoli coincidenze. Smith, infatti, sembra alla ricerca di qualcosa, forse in casa, forse nei paraggi, ma la neve non permette visibilità, la casa è isolata, e uno strano via vai non sfugge all’occhio esperto di Mr Maltby. Joseph Jefferson Farjeon (1883-1955), è indicato come autore della ‘Età d’oro della detective fiction’ e si capisce presto perché: i personaggi conservano eleganti caratteri ottocenteschi, le buone maniere non sono un sovrappiù nella costruzione del narrato che dalle scene ai movimenti chiede al lettore massima attenzione ai particolari. Omicidi e cadaveri non mancano ma c’è sempre qualcuno che li racconta, mostrando solo un vago alone d’orrore che così, invece di sparire, sembra pervadere ogni movimento intridendo la scena, in questo caso la grande villa, di mistero. Forse in racconti come questo non si contano passaggi memorabili, ma una attenzione al tutto, senza indugiare su nulla in particolare. La fa da padrona la fiducia nelle intelligenze intuitive e deduttive, come nello Sherlock Holmes di Doyle o l’Hercule Poirot della Christie.
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