#Nonleggeteilibri Michele Serra e ‘Gli sdraiati’
Non leggete i libri fateveli raccontare” (Luciano Bianciardi)
Gli sdraiati di Michele Errante Serra, Feltrinelli ed. 2013 € 7,00 e-book disponibile € 4,99 isbn 9788807885754 disponibile al prestito interbibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Gli ‘sdraiati’, ovvero quei figli che per eccesso di movimentismo delle generazioni precedenti hanno raggiunto, o sono stati condannati, all’immobilità totale, almeno in apparenza? Sì, quei figli lì, con padri ultracinquantenni intrisi di…rabbia, si direbbe. Così il giornalista Michele Errante Serra, da anni apprezzato autore della longeva trasmissione televisiva Che tempo che fa, amachista di La Repubblica, ama apostrofare il suo ragazzo. Uno ‘sdraiato’ comune, amante del multitasking, all’apparenza tranquillo, anche troppo; ama circondarsi di briciole e oggetti vari sopra un sofà che è, assieme, approdo, nido, ventre accogliente, raro ‘moto da luogo’. Il sofà, per lui e quelli della sua generazione, è molto meglio, si direbbe, del mondo là fuori, dell’esperienza diretta e d’un padre ‘bubbolone’ che desidererebbe avere ogni tanto ragione: almeno una volta al giorno, meno di un orologio fermo, ma troppo per suo figlio che, pare andarsene in ‘direzione ostinata e contraria. Una delle domande ataviche del genitore: «Ma dove cazzo sei? Ti ho telefonato almeno quattro volte, non rispondi mai.» – molto gettonata nell’epoca dei telefonini e poi: «Quante volte invece di mandarti a fare in culo avrei dovuto darti una carezza. Quante volte ti ho dato una carezza e invece avrei dovuto mandarti a fare in culo». A parte qualche concessione all’imprecazione, spia della rabbia che si diceva sopra, il testo per quanto impregnato d’una onnipresente, e giusta, ironia (giusta perché non si potrà mai conoscere bene l’argomento di cui si va parlando – il figlio – quindi un’altra persona con tutto il suo carico di mistero), alla fine è testamento anzitempo d’un genitore mite e dialogante e lettera d’amore, a suo figlio e ad una intera generazione di adolescenti. Perché, inserito fra i monologhi d’attualità su questo complesso rapporto, un richiamo torna costante: il padre vorrebbe che il figlio seguisse l’importante tradizione famigliare di andare ad arrampicarsi in montagna sul Colle della Nasca: «So che non ti piace camminare, ma guarda che è solo un pregiudizio. Camminare è una guarigione. Un’esperienza di salvezza. Mi devi credere». Accadrà che padre e figlio faranno assieme questa tradizionale, noiosa, irrinunciabile, curiosa, vivificante, camminata in montagna? Perché il padre chiede solo di poter invecchiare, di essere sorpassato dall’ex sdraiato, com’è nell’ordine delle cose, e che quel figlio corra tanto avanti…da non sentire nemmeno più il richiamo di suo padre. Bello! (Serena Grizi)
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