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#Nonleggeteilibri – M. Il racconto potente della storia

#Nonleggeteilibri – M. Il racconto potente della storia
Dicembre 13
19:05 2021

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati, Bompiani ed. 2019 € 24,00 isbn 9788845298134 e-book € 14,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Se questa era l’impresa di Antonio Scurati (suoi i bellissimi Il bambino che sognava la fine del mondo, Il padre infedele, entrambi Bompiani), lo è perché dopo questo è uscito il quasi altrettanto poderoso M. L’uomo della Provvidenza, l’autore ha fatto bene ad affrontarla. Parola di lettore. Qui c’è il ‘Benito Mussolini pensiero’ tra il 1919 e il 1926. Qui s’intuiscono i prodromi del disastro perché il futuro duce è più trasformista di Giolitti e più scaltro e cattivo di chi lo frequenta e di chi lo ha preceduto. Un uomo che è un coacervo di umiliazioni e sconfitte; violenza e desiderio di sopraffare, sulla scorta d’ogni istanza portata dai reduci del primo conflitto mondiale, dagli industriali, dai populisti. Qua si narra la nascita dei fasci di combattimento e anche del Mussolini ‘acerbo’, si fa per dire: quasi scalcagnato e incapace di mettere assieme i pezzi, in apparenza, ma esaltato anche se sempre preso da giovani amanti che non potranno fare altro, per cercare di lasciare il segno, che dargli figli e poi disperarsi. Lui è nelle mani, invece, dall’esperta, colta e ricca Margherita Sarfatti, capace di incidere col proprio carattere sulle abitudini d’un uomo nato non ricco né distinto; preso anche dall’odio per l’esteta Gabriele D’Annunzio, che in fondo considera senza spina dorsale, in parte agli antipodi dello stimato Italo Balbo.

Il libro espone per capitoli brevi e chiari le dinamiche interne ed esterne al nascente partito fascista e cerca di rendere comprensibile la follia che invade ‘artisti e poeti’ contagiati dall’entusiasmo per quello che poi sarà chiamato ‘il secolo breve’, il ‘900 della velocità. M non ha nulla a che vedere con l’affresco grandioso dei Peruzzi e degli altri migranti in cerca di terre da coltivare che seppe dipingere Antonio Pennacchi (1950-2021) col suo Canale Mussolini 1 e 2: qui c’è il duce al centro, nelle opere di Pennacchi, invece, le conseguenze del fascismo sulla gente comune, che questa avesse fede o no nei tempi nuovi promessi, e il (neo) realismo magico dell’autore fa il resto. Anche se in questa sede è difficile stabilire se questo sia un romanzo o se sia un meta-esperimento di romanzo, di certo leggendolo non si perde il filo tra i fatti e i personaggi, alcuni dei quali influenzano ancora la politica italiana; utile per capire che quella storia recente per la quale l’Italia è passata, (e per la quale ancora si affrontano in sotterranea guerra civile gli italiani) non è nata con la marcia su Roma…«Date lo splendore della violenza a questi cittadini di una imperscrutabile metropoli moderna, del suo buio denso e fitto, a questi uomini sopraffatti da un’esistenza che non capiscono, date un tracciante luminoso al loro sanguinoso desiderio di luce, date loro un destino e loro vi seguiranno». La controcopertina rende ragione a queste affermazioni. 

Gli apparati alla fine d’ogni capitolo, spogliati d’eccessivi riferimenti, rendono un’agile motivazione a ciò che il documentato libro di Antonio Scurati propone, in  qualche modo ne motivano anche la forma nella quale si presenta. L’autore in molti casi non fa che trascrivere nella lingua contemporanea i fitti carteggi tra le prefetture o tra i camerati. Scrive Mussolini nel 1923 su Gerarchia, rivista ufficiale del fascismo: «La libertà è una divinità nordica, adorata dagli anglosassoni…Il Fascismo (…) se sarà necessario, tornerà ancora tranquillamente a passare sul corpo più o meno decomposto della Dea Libertà (che) (…) non è, oggi, più la vergine casta e severa per la quale combatterono e morirono le generazioni della prima metà del secolo scorso. (…) ci sono altre parole che esercitano un fascino molto maggiore, e sono: ordine, gerarchia, disciplina.» Il libro culmina col cruento  assassinio del deputato Giacomo Matteotti, sequestrato e massacrato per mano di squadristi. Il lungo lavoro inizia con un viatico di Pier Paolo Pasolini.

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