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L’uomo del futuro – Sulle strade di don Lorenzo Milani di Eraldo Affinati – Mondadori 2016 € 18 isbn 9788804658962 e-book € 9,99; disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

L’ottimo Eraldo Affinati con questo titolo è tornato finalista al Premio Strega 2016 (già vi arrivò con Campo del sangue, Mondadori – 1997). L’autore, insegnante di letteratura presso la Città dei Ragazzi e ideatore della scuola di italiano per stranieri Penny Wirton, mette nel suo racconto tutto il bagaglio di cultura novecentesca e contemporanea possibile, oltre a buone dosi di ironia e umiltà che fanno spesso il paio con l’avvicinarsi alle strade del mondo. Il racconto della straordinarietà della figura di don Milani, così, prende l’avvio non da dichiarazioni ma dal saper ‘far vedere’ al lettore come ogni buon romanziere, e Affinati è più di questo, sa fare. Le sue visite a la Gigliola di Montespertoli o vicino le belle dimore di Castiglioncello, teatro di lunghe villeggiature, le dedica a ‘guardare’ come il giovane Lorenzo Milani, sveglio, preparato e privilegiato figlio dei Milani-Weiss avrebbe guardato e lascia che ogni oggetto che fu vicino al futuro Priore gli parli di lui, soprattutto dell’età della formazione, quindi prima della conversione. Qui c’è uno scrittore che fa quel suo ‘magico mestiere’, diverso da quello di cronista o inventore di storie di fantasia: mestiere che sa mettere assieme dettagli e voci, finanche provenienti da librerie, affinché dal lento lavoro di ‘sbalzo’ appaia, alla fine, una figura almeno vicina a quella del personaggio che si va descrivendo. Assieme a queste post-monizioni, Affinati racconta i ragazzi incontrati a Firenze, in Gambia, a Roma, a Pechino a Città del Messico e così anche ciò che condivide con don Milani e don Mazzolari o con alcuni testimoni dell’epoca, (don Milani morì a soli 44 anni nel 1967), descrivendo una società restia ad ascoltare e capire questo creativo, inflessibile e capace tutore degli ultimi, i ragazzi di San Donato di Calenzano e quelli oltre le nebbie della vallata, nella ormai nota Barbiana. Quel lavoro che condusse con alcune decine di ragazzi per tirarli fuori dall’ignoranza ancestrale, impossibile da dominare senza averne coscienza; preparati ed educati attraverso le loro stesse parole e osservazioni con instancabile arte maieutica e spediti, anche, a fare conoscenza del mondo tanto per capire di quale ingranaggio fossero il pezzetto, piccolo sì, ma più forte e incisivo se consapevole. Se ci si illudesse ancora per un po’ che l’esperienza di don Milani crebbe in un clima tanto diverso da quello di alcune storie odierne di educazione e ragazzi di frontiera, l’illusione durerebbe poco: di uomini e donne illuminati ce n’erano e ce ne sono ancora, ma per ora, tranne Papa Francesco che sembra conoscere bene la filosofia del Priore, se tornasse un ‘qualche’ don Milani per lui non sarebbe molto diverso da come fu (anche se Maria e Giuseppe tornassero a cercare una capanna per la Santa Nascita oggi non sarebbero meglio accolti rispetto a più di duemila anni fa, sembra pensare Affinati, tanto che in un amaro epilogo mette in fila tutti i ‘no’ raccolti nelle parrocchie romane alla sua richiesta di dare sede alla scuola di italiano per stranieri Penny Wirton…). Cosa cambia allora, cos’è cambiato? Forse nulla: di buono è rimasta la scintilla inestinguibile negli ex ragazzi di Barbiana, depositari d’una storia irripetibile, e quella scoccata in tanti educatori che proseguono il lavoro del Priore. Insomma: quella storia è accaduta, gli attori (chiesa, istituzioni, intellettuali) hanno avuto i loro ruoli, inutile far finta di nulla. Chi bene insegna, impara: «Indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso». La prosa poetica di Affinati accompagna la lettura. Bello! In preparazione, di prossima uscita, Opera Omnia di Don Lorenzo Milani a cura di Alberto Melloni – I Meridiani Mondadori. (Serena Grizi)