#Nonleggeteilibri – Lazarillo, fonte d’ispirazione dei Picari d’ogni epoca
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Lazarillo de Tormes (titolo originale: LA VIDA DE LAZARILLO DE TORMES Y DE SUS FORTUNA Y ADVERSIDADES) (classico) di anonimo, Feltrinelli 2016 traduzione di Rosa Rossi € 7,00 isbn 9788807901904 e-book € 1,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Riproposto recentemente da Adelphi, questo classico anonimo della letteratura spagnola esiste in molte edizioni, sempre accompagnato da degni apparati, qui con doppia prefazione della traduttrice Rosa Rossi e dello scrittore Manuel Vázquez Montalbán (1939-2003). La storia in sé, non occupa molte pagine, si tratta di un racconto lungo disposto per quadri riguardante la vita di questo povero ragazzino, orfano di padre e figlio di madre ‘chiacchierata’, che viene ceduto ad un mendicante cieco e poi cambierà padrone spesso, fino a farsi un po’ più grandicello, spinto dalla nuda e cruda necessità, la fame. Il racconto, seppure anonimo, ma esistono molti studi in proposito su chi possa esserne l’autore, dietro l’apparenza ingenua e divertente cela uno sguardo acuto sulla vita che poteva svolgersi nelle strade nel ‘500. L’autore, che dovrebbe essere lo stesso Lazarillo, cresciuto, ed intento ad una puntuale cronaca delle sue avventure, s’intende che non possa essere proprio lui che è, invece, uno tra i primi personaggi di totale finzione nelle mani d’un più colto ed attento scrittore, grande osservatore della società del tempo. Lo stesso possiede notevoli risorse d’ironia servita da cambi di tono messi al servizio d’una cronaca che altrimenti sarebbe stata fin troppo scarna. Proprio perché si tratta d’un archetipo letterario condito da atmosfere interessanti ed intrecci puntuali, è divenuto ‘un racconto dei racconti’ dal quale hanno attinto a piene mani altri classici spagnoli, fra cui il Don Chisciotte di Cervantes che vide la luce cinquant’anni dopo, e anche molte produzioni più vicine a noi, come le storie cinematografiche dei Picari. Le avventure del Lazarillo, poi, liberate da bigottismi e lenti falsamente erudite, mettono a nudo una società scossa da forti contraddizioni; con un divario notevole fra ricchissimi e poverissimi e dove pure un ‘onorato scudiero’ fa la fame proprio perché onorato: le convenzioni del tempo non gli consentono neppure di rendere pubblica la sua sventura. Lazarillo è furbo e riesce quasi sempre a cavarsela risolvendosi anche ad una modesta ‘scalata sociale’ che, come al solito, gli costerà più di qualche cosa. Il testo originale, pubblicato nel 1553 ad Anversa, nel 1554 ricompare già con alcune interpolazioni (aggiunte) che andrebbero a arricchire la narrazione con incastri non sempre perfetti perché il tutto possa apparire quasi una raccolta di aneddoti popolari. Il libro nel 1559 era già nel catalogo dei libri proibiti dalla Santa Inquisizione ma per un periodo, invece, lo si intese quale lettura per i bambini. La sua fortuna continua fino ai nostri giorni….
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