#Nonleggeteilibri – L’amore che dura, non le macerie di Rocco e Antonia….
(Serena Grizi) L’amore che dura di Lidia Ravera, Bompiani 2019 € 18,00 isbn 9788845299285 e-book € 9,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net .
Emma e Carlo, che si sono amati tanto, stanno per rincontrasi dopo vent’anni dall’essersi rifatti nuove esistenze e dieci in cui si sono persi di vista. Il pretesto è uno scritto di lei, critica aspretta al film che lui, divenuto regista, ha girato mettendo in scena proprio la loro vita amorosa. Lei, forse, è rimasta più fedele agli ideali sessantottini, lui, già più realista e giocherellone, forse trasferisce nell’arte un suo sentire affatto personale. Lei a causa d’un incidente davanti agli occhi di lui, arriverà all’appuntamento ‘incosciente’. Lui ritrova i quaderni ‘neri’ di lei sui quali la donna, per anni ha appuntato lo scorrere del loro amore litigioso, allegro, erotico, divertente, infine distante….Quindi la biografia di lei ci giunge letta dagli occhi di lui: Emma quei quaderni li aveva messi in borsa volutamente andando all’appuntamento, perché forse voleva ricordargli com’erano stati, ma…solo se si fosse comportato bene. L’espediente della Ravera, se di espediente si può parlare, per instaurare ancora una volta un dialogo col passato recente, sembra un po’ mazzantiniano e così i riferimenti a quel passato fatti di piccole mode dell’epoca e rigidità della protagonista, all’apparenza più idealista di lui, ma forse semplicemente ‘donna’ in contrapposizione al fare maschile: in Emma gli alunni ai quali insegna inducono una protezione quasi materna; Carlo invece li guarda con la curiosità dell’entomologo cercando di cacciarli sotto la sua lente autoriale. Il libro si fa leggere, per stile e ritmo ma se nella prima parte fa pensare a Revolutionary Road di Richard Yates (1961), ed. Minimum Fax (un bel confronto tutto sommato, con la storia al contrario perché in quello della Ravera è lui che non vuole figli); nella seconda potrebbe prendere la piega di Mangia prega ama di Elizabeth Gilbert, (Rizzoli, 2006 – autobiografico e decisamente meno politico e meno drammatico), poiché Emma, nel rivelare a Carlo, sempre per via epistolare, un grande segreto, per quanto indovinabile, gli racconta anche il suo periodo da donna liberata (dal bello e tenebroso). Quando lui se ne andò in America lei scelse per sé un’abitazione più modesta, l’elegante casa ai Parioli era sempre stata un’idea solo di Carlo, e viaggiò finalmente in Palestina, un viaggio pure questo che non si sarebbe attagliato a lui. La Ravera confeziona un romanzo per spiegare meglio i motivi esistenziali di due ‘stereotipi narrativi’ come l’ex fricchettona e il bello, intelligente, ambizioso che sacrifica l’amore alla carriera o scrive un copione cinematografico visto che dai due romanzi citati sopra sono stati realizzati due bei film con attori come Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Julia Roberts e molti bravi comprimari? Forse presto si saprà. La trasferta a New York, l’analisi sociale non ne fanno L’animale morente (P. Roth, 2001 – Einaudi) e neppure J. D. Salinger per quanto viva fra queste righe una certa Franny (Franny e Zooey, 1961 – Einaudi) ma si colgono nel racconto diverse profondità sul rapporto amoroso, quello che dura, scritte con tono piano e leggero, attuale. Da ultimo: non ci si toglie l’impressione che i due protagonisti principali del racconto appartengano, per impostazione e idee, ad una generazione precedente a quella dichiarata. La presenza dei cellulari e di skype non basta a far cessare il dubbio: «Siete una generazione che non riesce ad aderire, ad adeguarsi. Avete perso lo slancio iniziale e adesso marciate sbilenchi come chi, partito con l’idea che avrebbe corso, non riesce a camminare di buon passo».
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