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#Nonleggeteilibri – La testa ci fa dire, la ‘sicilitudine’ secondo Sorgi e Camilleri

#Nonleggeteilibri – La testa ci fa dire, la ‘sicilitudine’ secondo Sorgi e Camilleri
Maggio 17
07:20 2021

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) La testa ci fa dire – Dialogo con Andrea Camilleri di Marcello Sorgi, Gruppo Ed.le GEDI 2020 (in abbinamento al giornale oppure ed. Sellerio 2020) isbn 9770390107184 e-book € 8,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Ogni giornalista e scrittore che ha intervistato nel corso del tempo Andrea Camilleri l’ha avvicinato in modo diverso anche se con tutta probabilità abbiamo già letto o ascoltato dalla sua viva voce almeno una volta gran parte degli aneddoti raccolti in questo libro, per il gusto di tratteggiare una vita varia e divertente quanto faticosa e impegnata ma che a ricordarla era straordinaria per l’autore di decine di indagini del commissario Montalbano e di notevoli romanzi storici. Suoi punti di riferimento, chiari in ogni intervista, la famiglia, gli amici, con cui condivide anche passioni civili e politiche, una vera complicata rete di rapporti alcuni dei quali durati un’esistenza, e un gusto ricercatissimo e allo stesso tempo semplice per la narrazione. Così come spesso fu accostato allo scrittore Simenon, Camilleri pare condividere con lui una scrittura che è puro divertimento senza dimenticare mai, in tralice, la difesa di ciò che è umano, il combattere contro le idee retrograde scambiate per riformismo, contro i parrucconi d’ogni epoca, col gusto di svelarli sempre, costi quel che costi. Questa la libertà di Andrea da piccolo, quando gli riesce insopportabile da giovane fascista la bandiera nazista sul palco d’un premio che gli guadagnò il ‘famoso’ calcio nelle parti basse da Pavolini; questa la libertà di Camilleri adulto, scrittore famoso che non s’arrende all’idea di restare serio perché fa più impegnato né di abbandonare l’impegno pur in mezzo alla risata. La novità, forse, di questa intervista con Marcello Sorgi sta nella ricerca più profonda della ‘sicilitudine’ di tutti e due, intervistatore e intervistato, portata con sé e meglio individuata una volta diventati ‘italiani’, gente di continente: se e dove questa interviene, anche nei siciliani che prendono il largo per sempre; per esempio nella necessità di mantenere rapporti esclusivi e duraturi con gli amici, seppure intrattenuti nel silenzio più fondo tipico, ricorda Camilleri, anche del grande Sciascia; l’altro tema è l’indagine profonda sui motivi della scrittura, fucina continua di visioni e non tomba d’una irrequietudine invincibile, e sfida con se stessi. I suoi rapporti con i fascismi da adulto: è qui che Camilleri rivela il suo sguardo sul filosofo Giovanni Gentile o su Luigi Pirandello, iscritti al partito fascista entrambi, Pirandello da ‘bastian contrario’ addirittura all’indomani dell’assassinio Matteotti; Gentile che criticò aspramente le leggi razziali. In questi ritratti Camilleri mostra la fiducia nella ‘sicilitudine’ di questi grandi intellettuali che non divennero mai organici così da poter distinguere tra quel che andava proponendo il fascismo nelle sue varie fasi. Questa fiducia fa di Camilleri, una volta tanto, un uomo del suo tempo, rivelandocene alcuni dei pensieri più profondi ai quali probabilmente tornò già tempo addietro, l’intervista si riferisce alla fine degli anni ’90, restando progressista ma rileggendo con meno generosità la storia della sinistra italiana più recente, fatta anch’essa di uomini con i loro difetti: trova Bertinotti troppo utopico ed invece molto concreto nella dissertazione letteraria; D’Alema il solito abile politico anche in occasioni nelle quali potrebbe evitare, eppure moderatore piacevole in un dibattito Camilleri Vàzquez Montalbàn. Tanti aneddoti sulla vita dell’autore letti negli anni trovano qui corpo in storie più compiute, più comprensibili restituendo lo sguardo su una Sicilia bellissima e libera nella quale sua madre, quando da bambino reclamava una sorella, gli regalò una bambola grande e grossa con cui divise il sonno fino ai dodici anni: in famiglia, tra la seconda e la terza decade del ‘900 non esisteva il giocattolo ‘di genere’ a quanto pare e questa libertà deve aver contribuito alla sua mente aperta. Per quanto Sorgi indaghi anche sul suo immaginario legato al corpo femminile, secondo Sorgi stereotipato, a noi appare invece frutto d’una mente in qualche modo femminile, vicina alle donne e al loro sentire. L’intervista, perciò, si rivela un perfetto connubio tra la curiosità di Sorgi e la capacità di argomentare di Camilleri la quale impedisce travisamenti del suo ragionare. Il prossimo 17 luglio saranno due anni dalla sua scomparsa avvenuta mentre metteva in scena il monologo da outsider quale fu Autodifesa di Caino da lui scritto e che doveva essere da lui recitato.  

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