#Nonleggeteilibri La donna che scriveva racconti
“Non leggete i libri fateveli raccontare” (Luciano Bianciardi)
La donna che scriveva racconti (titolo originale: A Manul for Cleaning Women. Selected Stories) di Lucia Berlin traduzione di Federica Aceto – Bollati Boringhieri ed. 2016 a cura di Stephen Emerson € 18,50 e-book disponibile € 9,99 isbn 9788833926858
Lucia Berlin, nasce in Alaska e segue la sua famiglia, il padre è ingegnere minerario, in giro per l’America del nord e del sud. Adulta, avrà quattro figli, molte storie d’amore, soffrirà per una salute problematica, conoscerà l’alcolismo, diventerà una docente amatissima e una scrittrice premiata, ora riscoperta nella bella traduzione di Federica Aceto. Facile sarebbe dire che i suoi bellissimi racconti, ricchi di vita e di sguardi diversi, procedano per accumulo e/o da quello, per conseguente labor limae si lascino attrarre verso succhi più o meno amari della storia. Il procedere per accumulo di Berlin è uguale a quello di nessun altro scrittore: probabilmente, la materia attorno alla quale intende scrivere in quel momento, che siano racconti di poche pagine o tante, è ben chiara. Trovare per prima cosa un oggetto: la lavatrice automatica, un edifico da ristrutturare per ospitare un recupero alcolisti, la borraccia di un’alba per andare a guardare il passaggio delle gru… dentro le sue storie c’è l’America della provincia, quella fonda, da cui cominciano spesso grandi autori letterari statunitensi (Fante, Morrison, Roth…altri) o il conterraneo cinema d’autore (Paine, Gallo, K. Smith). Ci sono gli altri guardati come fossero specchi, come potessero diventare o essere altre declinazioni che al momento non sono toccate all’autrice, o alla narratrice che l’autrice mette al centro del proprio racconto di volta in volta: uomini, donne, giovani, anziani, indiani nativi, cugine ricchissime, tutti lì ad apparecchiare il loro personale dramma, o la commedia, secondo il registro del racconto, il quale racconto, però, narrando di vita, preferisce spesso un risvolto non troppo drammatico. Nell’ineluttabilità delle cose, qualche volta c’è posto per un sogno, anche breve, forse costruitoci attorno da chi ci vuole bene, Dolore, o da noialtri a nostro beneficio, Lupini del Texas. Biografie e biografi della Berlin ci suggerirebbero che l’autrice racconti sempre, o quasi, di se stessa, tentazione forte se si è avuta una vita movimentata, ma dalla sua scrittura vuole arrivare, e arriva al lettore, un senso dell’esistenza e di intendere la vita per molti palati. Dentro i suoi racconti si può leggere un tempo, e una universalità, una parte di America, che forse oggi non c’è più; il senso, potente, dell’’ammaestramento degli eventi’ da parte di molti individui: possibile se si ama tanto la vita, se si sente che tutto sommato resta una canzone che va cantata. Più di quaranta racconti, fra gli altri segnaliamo: La lavanderia a gettoni di Angel; Manuale per donne delle pulizie, che dà il titolo all’edizione newyorkese di questi racconti; El Tim; Taccuino del pronto soccorso, 1977; Amici; Teppistelli adolescenti… (Serena Grizi)
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