#Nonleggeteilibri – Il reporter Kapuściński “In viaggio con Erodoto” scoprì ‘i ferri del mestiere’
(Serena Grizi) In viaggio con Erodoto (titolo originale: Podróze Z Herodotem) di Ryszard Kapuściński, Feltrinelli 2019 traduzione di Vera Verdiani € 9,50 isbn 9788807892325 e-book € 6,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net .
Ryszard Kapuściński sceglie il filo rosso del grande libro di Erodoto di Alicarnasso, Storie, scritto attorno al 440 a.C., per raccontare tracce della propria biografia mai raccontate altrove. Prova a cercare cos’ha in comune il reporter contemporaneo con lo storico greco antico, provando ad isolare gli ‘strumenti del mestiere’ utilizzati da questi due curiosi cercatori di realtà il più possibile approssimabile al vero. Ciò che il giornalista e scrittore polacco (1932-2007) ha sempre provato a sfuggire è il cinismo e il presupporre, anche l’intellettualismo in qualche modo, se questi atteggiamenti avvicinano all’incredulità, oppure alla tentazione di fabbricare notizie invece di riportare quanto più fedelmente ciò che si è visto e sentito con le proprie orecchie andando sui luoghi dove accadono i fatti. Il reporter non deve neppure, però, non tenere conto di fonti orali o scritte ma, utilizzando come il celebre Erodoto, aperture dubitative, conoscitive, eserciterà umilmente il dubbio che cercherà, ove possibile, di dissipare. Neppure Kapuściński amava le fake news e temendole andò incontro spesso a più gravi pericoli essendo stato derubato e quasi ucciso al Cairo, spinto dall’invito a vedere un monumento antico. Attenderà invano di essere introdotto nella redazione del suo omologo cinese, farà fatica a capire l’India e i suoi misteri, specialmente quando in tutti questi paesi verrà spedito da neolaureato senza conoscere un rigo d’una lingua che non sia il…polacco. Nel suo sentirsi inadeguato a volte, specialmente agli inizi, penalizzato dal vestiario rozzo o dalla mancanza di strumenti, da vero reporter farà appello come ad un amuleto, alla capacità di raccontare storie dell’antico greco e lo seguirà mentre traccia le cronache, zeppe di miti e vendette terribili e truculente, delle campagne di Ciro II di Persia e di suo figlio Cambise assieme a quelle delle fortune e delle sventure di Creso, di una campagna di Dario, di Mardonio che invade l’Attica. Se Erodoto elude a tratti la dura realtà saltando a piè pari ciò che turba il suo lavoro di scrittura (se nugoli d’insetti, o caldo umido, la mancanza di conoscenza diretta riguardo il luogo dove si trova), Kapuściński mette le sue note di realtà… La commistione di tempi e aneddoti, l’Africa dolce e generosa che incontrerà il reporter, la natura facile alle amicizie e agli scambi che sente emanare da Erodoto, la possibilità di bucare e dimenticare il tempo attraverso le storie antiche e contemporanee, fanno di questo libro un piccolo capolavoro di sapere e fantasia come pochi altri. Fra gli splendidi ‘finali’ del libro, se ne può leggere più d’uno, Kapuściński cita T. S. Eliot: «Nell’epoca nostra, quando gli uomini sembrano essere più portati a confondere la saggezza con la dottrina e la dottrina con l’informazione, e a cercare di risolvere i problemi della vita in termini d’ingegneria, sta sviluppandosi una nuova specie di provincialismo (…) per cui la storia non è che la cronaca delle invenzioni umane via via superate e messe da parte e il mondo proprietà esclusiva dei vivi, una proprietà di cui i morti non possiedono azioni…». Epoche diverse, problemi diversi ma provando a sostituire gli ‘oggetti totemici’ di allora con alcuni del nostro tempo, fra queste righe si troverà ancora di che imparare…
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