#Nonleggeteilibri – Il mio Fellini, nel centenario dalla nascita (1920-2020)
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Il mio Fellini di Bernardino Zapponi, Marsilio 2003 € 10,00 isbn 9788831760454 e-book NO. NON Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Un regista da Oscar, un genio, un uomo speciale e complesso dalla alterne fortune, come tutti, persino nel centenario dalla nascita (1920-1993), festeggiamenti indetti in una Italia schiacciata dal virus pandemico; stessa sorte per il centenario dalla nascita di Alberto Sordi. I due li abbiamo visti insieme nel bel film per la televisione Permette? Alberto Sordi di Luca Manfredi protagonista un giovane Sordi prima della consacrazione artistica, interpretato da uno straordinario e mai macchiettistico Edoardo Pesce e da Alberto Paradossi che veste ottimamente i panni di Federico Fellini. Nel libro Il mio Fellini, invece, Bernardino Zapponi, uno dei più grandi sceneggiatori italiani (assieme al regista lavorarono a Tre passi nel delirio, Satyricon, I clowns, Roma, Casanova e La città delle donne – e scusate se è poco!) si fa biografo. Zapponi scrisse anche per Dario Argento, Alberto Sordi, Dino Risi ed altri e citando le sue sceneggiature si scrive già metà della storia del cinema italiano. Qui lo sceneggiatore ci porta a conoscere il Fellini più intimo e vero che in buona parte coincide col Fellini creativo. I due si incontrano nel 1967 e lavorano assieme fino al 1980. In questi anni Zapponi è ben conscio di essere capitato nelle mani d’un assolutista: Fellini lo preleva con l’auto e lo porta per ristoranti ai Castelli Romani, in gita a Ostia, che è la sua Rimini romana, lo chiama a testimone dei ‘bustoni’ di fotografie con le quali va spesso in giro (e un grosso librone di ritagli e disegni) dove tiene le facce interessanti, strane, mostruose, bellissime, comprese quelle delle giovani attrici che spesso invita a cena. Fellini vive i suoi rapporti di collaborazione e amicizia in maniera totale: si fa cercare al telefono a casa di Zapponi, viaggiano assieme in Italia e a Parigi, dove vanno per conoscere i vecchi clowns a cui farà interviste per il suo film e ai quali dedicherà una attenzione umana particolare. Zapponi non nega ma spiega, attraverso la vita vissuta, i difetti imputati a Fellini: bugiardo, evasivo, pigro, descrivendoci un personaggio continuamente alle prese con la propria creatività, la cui estrema gentilezza d’animo lo obbliga alle bugie, l’impulsività a firmare contratti di realizzazione dei suoi films (che poi termina sempre, però, tranne un periglioso e non ben augurante, secondo Fellini, Viaggio di Mastorna); alla evasività e ad una ricerca capziosa fino all’ottenimento della scena precisa da cui cominciare a girare, che costringono i due a pigri inizi fitti di discussioni e confronti seguiti da serate passate in allegria, completamente distanti dal motivo lavorativo per cui avevano deciso l’incontro. S’affacciano sulla scena produttori, attrici come la Mangano, molti attori stranieri, il Sutherland che interpreterà l’amato-odiato Casanova, la magnifica Magnani che chiude Roma (nel suo vero addio al pubblico, era già malata), e l’ottima memoria di Zapponi potrebbe scrivere un libro di cinquecento pagine piene di aneddoti e pensieri. Ma da subito avverte il lettore: il protagonista del libro resta Fellini e gli altri entrano a malapena in quelle che sono vere e proprie inquadrature che oltre a restituire pezzi di vita segnano il clima d’un’epoca cinematografica che è divenuta mito nell’immaginario mondiale: così condensa in cento pagine, davvero ben scritte, senza intellettualismi, al servizio delle curiosità del cinefilo, che si leggono con fluidità per restare scolpite nella mente. Il libretto è illustrato dagli schizzi che Fellini disegnava su Zapponi: la ‘caricaturina’ d’un uomo piccolo con grandi occhi e un ciuffo di capelli che sembra vivere di vita propria, spesso ritratto alla macchina da scrivere: gigantesca quando il compito è immane, o in fiamme quando è preso dalla creatività; la caricatura di Zapponi, sette anni più giovane del regista, è perfetta a guardare le foto dell’epoca. Zapponi appare, in fondo, pragmatico e poetico allo stesso tempo, come Fellini, forse questo suggellò il loro sodalizio artistico. Nel bel finale l’autore racconta d’un Fellini che gli torna attraverso misteriose telefonate diluite nel tempo; del regista pubblica anche una lettera che Fellini gli scrisse ‘dalla noia’ d’una vacanza a Chianciano. Missiva vergata quasi al buio poiché c’era stato un black out e Fellini sorprende ancora: è semplice ma snob, s’avverte la sua nevrosi e il motivo pretestuoso, che peraltro non nasconde, del suo scrivere, non manca un grande affetto. È il 1977, ha 57 anni e patisce qualche stanchezza. Tre anni dopo finirà la loro collaborazione ma l’amicizia resterà immutata fino alla morte del regista avvenuta nel 1993.
Nell’immagine web (Rivista IBC, beni culturali dell’Emilia Romagna): Fellini e Zapponi escono in barca sul Tevere per i sopralluoghi del film Roma (1972).
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