#Nonleggeteilibri – Il Grande Fratello ha più di settant’anni e non li dimostra
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) 1984 (titolo originale: Nineteen Eighty-Four) di George Orwell, Mondadori ed. 2020 traduzione di Stefano Manferlotti € 7,90 isbn 9788804730378 e-book € 2,99 Garzanti 2021. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Winston e Julia vivono ognuno a modo proprio, ed insieme, la resistenza all’epoca del Grande Fratello, all’occhio che spia fin dentro casa tutto il giorno, che pretende la perdita della memoria storica e la dimenticanza del linguaggio che possa raccontare il sentimento, l’amicizia, oppure l’orrore e la sopraffazione. In un mondo che tutte le dittature amano raccontare come sempre più progredito e ‘più sicuro’, tutti i comuni mortali vivono quasi di stenti nella bruttezza di città che hanno perso la gioia e la pace, fra istituzioni ormai prive di significato perché frequentate da individui privati del libero arbitrio. Ma un quaderno, una penna, una passeggiata in campagna… possono di nuovo cambiare la prospettiva e così si capirà perché è vietato detenerli e stare per conto proprio è malvisto; perché le dittature abbiano fatto pire dei libri e disseminato l’idea ‘simpatica’ a molti che ‘ignorante è bello’. Ma istruzione, educazione e conoscenza che non siano un continuo vanto o un piedistallo per sentirsi migliori degli altri, spazzano la spazzatura e predispongono all’ascolto, alla curiosità. Molti, in tempi pandemici o esageratamente e-social, saranno tornati su questo capolavoro reso tale dall’universalità della scrittura, dal non luogo-non tempo nel quale si svolge, nel quale le vicende possono prestarsi a cornice di molti terribili quadri d’assolutismo, dove lo stesso assolutismo vive grazie ai pochi che ‘catechizzano’ e che controllano, però, attraverso l’operato di molti, (l’abitudine al controllo sociale esercitato gli uni sugli altri dai mediocri – descritti non tanto e non solo dalla cultura o dallo stato sociale – in questa Londra post tutto sono tutti malvestiti e poco abbienti – ma dalla malvagità sviluppata dalla mancanza di un qualunque orizzonte, dall’assenza di aspirazione alla bellezza, alla felicità). Si rilegge ogni volta con sorpresa il romanzo distopico per eccellenza e là dove per l’epoca in cui fu scritto molti lessero i guasti di regimi fra cui quello comunista sovietico, ora non sembrerà difficile sostituire all’aberrante Grande Fratello l’occhio tecnologico che pretende di organizzare giornate, trovare strade, riempire carrelli e frigoriferi, infine inserirsi sotto forma di chip nell’organismo per controllare le menti degli individui ed ogni loro istinto vitale. Oltre i complottismi un terribile incubo che fa amare la libertà in tutta la sua complessità. Molti i piani di lettura e la saggistica critica su questo famoso titolo ma la suspense che porta il lettore di gran carriera dal primo all’ultimo rigo, anche senza letture aggiuntive se non la storia così com’è, ne fa un long seller fra i migliori. «Se, infatti, il benessere e la sicurezza fossero divenuti un bene comune, la massima parte delle persone che di norma sono come immobilizzate dalla povertà si sarebbero alfabetizzate, apprendendo così a pensare autonomamente; e una volta che questo fosse successo, avrebbero compreso prima o poi che la minoranza privilegiata non aveva alcuna funzione e l’avrebbero spazzata via.»
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