#Nonleggeteilibri – Gratitudine, ultimi scritti di Sacks…
(Serena Grizi) Gratitudine (titolo originale: Gratitude) di Oliver Sacks, Adelphi 2016 traduzione di Isabella C. Blum € 9,00 isbn 9788845930850 e-book € 4,99 disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Non è da tutti salutare i propri ottant’anni e poi i propri lettori, perché si scopre d’essere affetti da un male incurabile, nel modo in cui l’ha fatto Oliver Sacks (1933-2015), con quattro scritti apparsi sul New York Times nel termine di due anni tra il 2013 e il 2015. Quattro scritti, quattro lettere ai propri lettori nelle quali il medico, accademico britannico, scrittore, esprime il suo forte sentimento di riconoscenza ai ‘cardini della propria’ vita ed anche nei confronti di persone che non compresero mai alcune sue caratteristiche: sua madre, medico e buona educatrice, definì la di lui omosessualità ‘abominevole’ scagliandogli contro un «Vorrei che non fossi mai nato»; la scoperta che un suo cugino coetaneo, incontrato da adulto, aveva saputo realizzare ‘la quadra’ tra scienza e credere, tra studio e famiglia, conservando negli anni le tradizioni ebraiche, costruendo una bella carriera e portando d’inverno in alta montagna a sciare una vera schiera di figli e nipoti, con al seguito un cuoco kosher con tanto di proprie pentole. Questi realizza quell’ideale di studio e umanità e tenerezza che Sacks non riuscì a perseguire per molti motivi. Il suo de Senectute, piccolo scrigno di tesori fin dai titoli, Mercurio, La mia vita, La mia tavola periodica, Shabbat, consegna al lettore un umore spesso alto e tanta voglia di vivere, la cronaca precisa di alcuni momenti seguenti le nuove terapie al tumore che ha sparso metastasi nel corpo; un amore per gli elementi della tavola che conosciamo, descritti con la stessa tenerezza ed inclusione dei caratteri di questi fra i caratteri umani, all’altro grande scrittore Primo Levi (Il sistema periodico). «Il bismuto è l’elemento 83. Non credo che vedrò il mio ottantatreesimo compleanno, ma penso che, in un modo o nell’altro, tenere vicino a me l’«83» ispiri speranza e infonda coraggio. Senza contare che ho un debole per questo modesto metallo grigio spesso ignorato e scarsamente considerato perfino dagli amanti dei metalli. La mia sensibilità di medico verso i maltrattati e gli emarginati si estende anche al mondo inorganico, e trova un parallelo nella mia simpatia per il bismuto». Lo scrittore pensa alla propria vita, tutto sommato, come ad una vita piena e ben spesa, ricca di senso dei giorni, vissuta «su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura». Un testo così illumina di piccole stelle il cammino verso la ricerca di senso, a chi capita di percorrerlo, trovando peraltro tra le pagine, non poteva essere altrimenti con Sacks, la descrizione dello splendore delle notti stellate. Così la fine diventa presagio di altri inizi, di trasformazioni, come nella chimica organica. Bello! (Sacks in uno scatto giovanile – immagine web)
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