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#Nonleggeteilibri – Giorgio Manganelli e l’arte di ‘trattenere’ il sapere con leggerezza…

#Nonleggeteilibri – Giorgio Manganelli e l’arte di ‘trattenere’ il sapere con leggerezza…
Ottobre 20
14:51 2020

«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)

(Serena Grizi) Concupiscenza libraria di Giorgio Manganelli – a cura di Salvatore Silvano Nigro Adelphi 2020 € 24,00 isbn 9788845934582 e-book € 11,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Concupiscenza libraria raccolta del miglior Manganelli recensore, punto. E tanto basterebbe: il titolo la dice lunga, la scrittura rigorosa nei contenuti e manieristica, qualcuno la definì così, in realtà ricercata, con la capacità di far sortire l’immaginario da poche righe dedicate ad ogni libro, è una delle chiavi di lettura. Si potrebbe immaginare difficile andare a fondo d’un volume, forse diventeranno due, di quasi quattrocento pagine di recensioni, ma si tratta di recensioni divenute presto attese sul settimanale L’Espresso, sui quotidiani Il Messaggero, sul quale apparvero per larga parte, Corriere della Sera, punti di vista dall’alto e dentro il divenire della materia scritta, vere prove di bravura letteraria, righe circostanziate del critico in questione, Giorgio Manganelli, giornalista, traduttore, scrittore (molte opere pubblicate in vita, molte postume, sempre vive, fino ai giorni nostri). I suoi trent’anni di articoli danno conto d’una infinità di scrittori dei quali in pochi lustri s’è già persa l’eco, una per tutti Gitta Sereny, d’origini ungheresi, scrive, indagando la criminalità nazista, In quelle tenebre sul quale Manganelli annota: «come le fiabe ti comunica qualcosa che nessun libro non fiabesco e veritiero può fare: ti rende colpevole, dannato, e ti spiega una volta per tutte il significato della notte che ogni poche ore avvolge il mondo nel suo sentenzioso e allegorico sudario.» Recensisce decine e decine di autori d’altrettanti e più titoli ‘caduti’ già da un pezzo dagli scaffali delle librerie ma che verrebbe voglia di andare a cercare di nuovo uno per uno per non perderli mai più. Fra gli altri Carlo Ginzburg, nella sezione Intricare e districare storie, storico e accademico vivente, figlio di Leone e Natalia, che col suo I Benandanti s’interessò di ricerche sulla stregoneria e i culti agrari fra il cinquecento e il seicento.

In queste righe Manganelli recensore elenca, senza farlo mai, i motivi per cui un libro è uno scrigno; quanto i libri disegnino da soli, e fra loro, strade solitarie, impervie e duttili per i loro lettori, i quali intuiscono appena, a volte, cos’è che sfugge, e perciò tenta, d’ogni lettura. Pare voler ‘dire’ ad ogni riga l’appassionante mestiere di leggere che fa delle culture che scrivono ‘da sempre’ ciò che sono (e una progressiva perdita della capacità di scrittura, lettura e comprensione, semplici o profonde che siano, magari a favore dell’algida utilità della tecnologia, cosa ci costerebbe in termini di civiltà?). Racconta la curiosità di fronte all’essenza, a volte microscopica, d’un territorio, d’una persona, di un fatto storico, della fantasia, della pervicacia di chi ha scritto senza un giorno di gioia, e altro. Qualche perla, perché Concupiscenza libraria è uno scrigno e qualche perla fuoriesce dal coperchio, fra cui alcune righe su Balzac segnalate in terza di copertina dal pregiato curatore Salvatore Silvano Nigro: «Entrate in un racconto come Sarrasine (…) o come Le Marana (è l’ultimo che ho letto e ancora ne patisco): dopo due, tre pagine vi accorgerete che vi sentite in preda ad uno stupendo disagio, un lussuoso malessere che non vi consente di allontanarvene. Lo sapete, lo capite subito che sarà una storia di terribili, imperdonabili sofferenze; ritagli infernali: impossibile rinunciarvi». Oppure, nella sezione Il Mondo classico, in Fantasmi ed enigmi del vecchio Odisseo, a commento della nuova curatela edita nel 1986:«Odisseo (…) e dunque il suo sacrificio è misterioso, il suo itinerario da ignoto a ignoto, e il suo destino ha la foggia di una danza sacra che racchiude infinite allusioni di miti e frammenti liturgici, appunto allusioni e frammenti, qualcosa che irradia potenza, (…) segni di un’altezza intoccabile, ma che esiste solo perché il frammento errabondo, l’uomo Odisseo, ne è il ‘martire’, insieme la vittima e il testimone». Parafrasando il concetto, la frammentarietà complessa ed eloquente dei resoconti librari di Manganelli, riesce a dare perfettamente conto della grandezza, dell’altezza della scrittura di cui si va apprendendo. Ottimi e interessanti gli apparati: per ritrovare ciò che colpisce e si desidera approfondire; per capire meglio i percorsi già compiuti da questi scritti. Affinché ove capitasse che qualcuno insista con le odi al piattume (nella stesura saggistica come nella letteratura), possiamo ritrovare presto i fili, le ragioni, d’una complessità della quale siamo figli, soprattutto nella gratuità, utilissima, senza fondo, dei dotti.

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