#Nonleggeteilibri – Donne che comprano fiori…senza crisi di nervi
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Donne che comprano fiori (titolo originale: Mujeres que compran flores) di Vanessa Montfort, Feltrinelli 2018 traduzione di Enrica Budetta € 9,90 isbn 9788807891441 e-book € 6,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
La quarta di copertina, la pubblicazione nell’universale economica Feltrinelli, quella delle riedizioni di successo, depongono bene per questo romanzo dalla trama flebile, che forse mescola due romanzi in uno solo. Che vorrebbe essere racconto corale e non ci riesce, scritto da autrice spagnola che dimostra di non aver guardato né Donne sull’orlo di una crisi di nervi, né Tutto su mia madre, del regista Almodóvar, né d’aver letto Racconto di un naufrago, che pure cita, di G.G. Márquez. Oppure di aver guardato e letto le opere appena citate ma di non averne tratto lezione. Per parlare di femminile contemporaneo, forse, non basta più dichiararsi quarantenni e strizzare l’occhio a tutte quelle vicissitudini che potrebbero aver toccato, tutte o qualcuna, una donna adulta: essere state lasciate dal grande amore; essere stata o essere un’amante; vivere con un tipo brutto e per niente intelligente che sa solo criticare; essere ‘schiave’ dell’idea che ci si è fatta di se stesse. Ecco, quello che segue è uno dei punti alti del racconto, assieme a pochi altri, in questo atipico romanzo che non prende mai il volo: «Quello ormai era il passato, pensai. E noi non eravamo fatti di passato. Non potevamo essere soltanto il prodotto dell’educazione dei nostri genitori, né del rapporto con i nostri compagni, né di ciò che avevamo perso. Mi rifiutavo di accettare che fosse così. Doveva esserci qualcosa della Marina che avevo costruito io, di cui ero l’unica responsabile». Si narra la storia di cinque donne che vivendo le proprie esistenze complicate, hanno l’abitudine di comprare fiori catalizzate da un vivaio con serra e giardino costruito sul terreno d’un cimitero antico nel centro di Madrid, e dalla sua proprietaria, Olivia, passionale e misteriosa, una donna con qualche anno in più e che per questo conosce molte cose della vita. Il romanzo nel romanzo è rappresentato da una traversata per mare che una di queste amiche “nella lotta per essere se stesse”, intraprende per dimostrarsi di poter essere più che ‘un copilota’. Quasi ogni scena del libro, tranne qualche racconto nel racconto che resta, per l’appunto, isolato dal contesto per una sua intima perfezione, sembra tirata alla fine con sforzo: un certo gusto cinematografico ordinario (dettagli dei vestiti e della bellezza o delle rare scene di sesso) che va descrivendo più quel che dovrebbe essere, per un pubblico che possiede un immaginario preconfezionato, più che quel che potrebbe, fanno soffrire persino la lettura. Così 370 pagine diventano troppe per una vicenda che non sapendo dove andare non ci trasporta neppure il lettore con stile ma con un andirivieni di stili tra passeggiate, bevute, serate di sorellanza e timidi segnali d’una solidarietà che si potrebbe (dovrebbe) avere col mondo, ogni tanto, la quale potrebbe persino distrarre dal proprio, seppure sacrosanto, ombelico. Non si fa, ma se capitaste in una libreria che lo consente e trovaste il libro in bella mostra potreste leggervi il capitolo Il gatto in un appartamento vuoto ispirato ad una poesia di Wislawa Szymborska Morire – questo a un gatto non si fa, questa sì bella, e bello il racconto dal tenero, tenero, finale. (Serena Grizi)
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento