#Nonleggeteilibri – Depardieau, Innocente?
Innocente (titolo originale: Innocent) di Gerard Depardieau – Ed. Clichy 2016 traduzione di Paola Checcoli € 15,00 isbn 9788867993024 e-book NO
L’attore, l’artista amatissimo e premiatissimo resta indiscutibile per i propri fan. Qui ricordiamo ‘a caso’ Novecento di Bernardo Bertolucci, Ciao Maschio di Marco Ferreri, Una pura formalità di Giuseppe Tornatore; Mammuth di G. de Kerverne e B. Délepine, Green Card di Peter Weir film che lo hanno variamente ‘consacrato’ attore autoriale, di rottura, di opere prime, hollywoodiano, interpretazioni per le quali gli si potrebbe rimproverare qualche cosa se generosità e istrionismo fossero difetti. Depardieau la sua ‘immensità’ prova a metterla anche nero su bianco in questa non biografia, quasi un flusso di coscienza ordinato per argomenti forti che gli stanno, con tutta evidenza, a cuore: Dell’amicizia, Il cinema è anche questo, Ciò che mi tiene in vita, Non credo nelle civilizzazioni: «Io non controllo niente, non faccio altro che seguire, e qualche volta subire, il mio amore per la vita e per gli altri». Bellissime le pagine sull’arte: «Da quando in qua il cinema deve essere comprensivo? Il cinema non è comprensivo, soprattutto il cinema (…) Il cinema è pericoli, è provocazioni, è dinamite, è pietre bollenti per giocolieri. L’arte, quella vera, qualunque essa sia, è sempre stata tutto tranne che comprensiva (…) E Buňuel, se avesse voluto apparire educato e perbene non avrebbe potuto descriverci la società e la religione come ha fatto». Però non tutto può convincere, del suo parlare libero com’è ovvio, e convince meno della sua filmografia molto varia ma non controversa. S’incontra più volte la grande umanità e l’esperienza dell’arte di questo grande attore se non fosse che poi, poche pagine avanti, lo stesso si trovi a negare che esista una sua capacità recitativa impostata in qualche modo, fosse anche quello di non essere impostata, forse per spirito di contraddizione o testimoniando, così, la nevrosi che lo tiene vivo. Donne, attrici con cui ha avuto relazioni tornano col solo nome di battesimo fra i ricordi più intimi, così i figli; gli amici col cognome sono quelli che hanno fatto grande il cinema, la letteratura o entrambi: Gabin, Blier, Audiard, Truffaut, Monicelli, Marguerite Duras e Michel Houellebecq. Fra le righe solo il nome Guillame, il suo primogenito scomparso nel 2008, torna tante volte fino alla fine del libro, segno dell’amore e del tormento mentre l’uomo s’interroga, fra le altre cose, se sia stato un buon padre. (Serena Grizi)
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