#Nonleggeteilibri – “Come piante tra i sassi”, Imma Tataranni indaga…
186 – Come piante tra i sassi di Mariolina Venezia, Biblioteca di Repubblica/L’Espresso 2016 – € 7,90 isbn 9771128609321 e-book Einaudi € 7,99 – disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net
Si rimane di sasso, richiamando il titolo fra l’altro, di fronte alla personalità di Imma Tataranni dalla Basilicata, professione Sostituto Procuratore, inventata dalla bella penna di Mariolina Venezia (Mille anni che sto qui e altri romanzi sempre protagonista la SP di ferro). Tataranni è una vera rompiscatole, perché se è vero che tutti desideriamo correttezza e giustizia, non è un bello spettacolo vederla che perseguita colleghe e sottoposti per vedere se incarichino qualcuno di farsi timbrare il cartellino, escano fuori orario o se festeggino troppi compleanni in ufficio etc. La piccoletta di statura possiede, però, sottile ironia, solida conoscenza di come vanno le cose per infischiarsene altamente e fargli prendere un altro corso, oltre ad una giusta distanza da un mondo femminile ‘bambolesco’ che non le si addice, se non negli abiti e nei tacchi altissimi, e di cui non apprezza del tutto la cultura della rassegnazione o delle mezze misure ‘politiche’. Insomma, simpatia e antipatia per il personaggio s’alternano mentre si legge tanto che l’omicidio d’un giovane davanti l’abitazione di residenza, sul quale si va indagando nella terra dei Sassi, materano e splendide campagne limitrofe, il motivo dell’uccisione, fra illegalità diffuse, vanno a finire quasi in secondo piano. Anche perché la Sostituto Procuratore non perseguita solo presunti scorretti, ma anche la figlia di cui va a leggere i diari mentre sta a scuola o le ex compagne di liceo di cui detesta la ricchezza generazionale e il mettere in mostra certi pezzi archeologici come se si trattasse delle vetrine d’un museo statale. Se la prende pure coi faticatori, i lavoratori indefessi che: «fosse stato per loro, nessuno avrebbe mai inventato nemmeno la ruota». Il tribunale tanto accanito della Tataranni, però, non la mette manco sotto accusa, figurati processarla, per gli sguardi furtivi che lancia all’aitante appuntato Calogiuri che la scarrozza ovunque ma quello, lei innamoratissima del marito, lo giustifica come un amore di mamma (a tratti senile o licenzioso), senza osare dichiararlo. Imma Tataranni si gioca le sue carte di donna adulta e consapevole in una regione difficile, la Basilicata, dove la gioventù spesso non rimane a causa dello scarso lavoro, si scavano templi antichi per ricavarne qualche guadagno illegale; gli agricoltori onesti s’indebitano credendo ancora alle piccole cooperative mentre altri vendono i campi alle eco-mafie e si cerca di resistere, questo sì, come piante che crescono, qualche volta stente ma determinate, tra i sassi. Senza nemmeno cercare la consolazione di richiamare la tradizione letteraria italiana con Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi (perché pure lui era uno straniero) o credere che la miseria vera che generò i Sassi possa essere compresa dai vacanzieri che ne vedono una forma edulcorata e attraente. Il ritratto dell’anziana madre di Imma è da manuale, commovente reale durezza che non amerebbe commuovere… (Serena Grizi)
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