#Nonleggeteilibri – “Caro Pier Paolo”, lettere e sogni
«Non leggete i libri fateveli raccontare» (Luciano Bianciardi)
(Serena Grizi) Caro Pier Paolo di Dacia Maraini Neri Pozza ed. 2022 € 18,00 isbn 9788854523357 e-book € 9,99. Disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR https://sbcr.comperio.it/
Nei cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini arriva il ricordo in forma epistolare di Dacia Maraini, Caro Pier Paolo. Decine di lettere scritte all’amico con cui, in coppia con lo scrittore Alberto Moravia, ed una volta raggiunti dalla soprano Maria Callas, attraversarono un pezzo d’Africa nel 1969 alla ricerca di ispirazione per la scrittura ed i set di un nuovo film poi mai realizzato. Lo sguardo nei confronti di un caro amico, all’epoca del viaggio più grande di quasi una generazione rispetto alla scrittrice, ma avvertito sempre come giovane e dolce presenza, incontra i contorni di altri sentimenti, ora fraterni, ora materni, poiché il poeta si è ‘cristallizzato’ nei suoi scattanti cinquant’anni, essendo scomparso nel 1975. La sua fisicità allo stesso tempo atletica e nervosa e fragile, riempie la pagina assieme alla potenza della poesia che Maraini rievoca per scavare fra i tormenti dell’uomo e dell’artista, nei suoi rapporti con altri intellettuali e amici dell’epoca, nel suo forse mai risolto rapporto d’amore con sua madre Susanna, con l’omosessualità che quando non era gioco sembrava diventare condanna. La scrittrice prova a spiegare infittendo, di fatto, il mistero: per il delitto del poeta, soprattutto, pare seguire le tesi più accreditate, senza aggiungere molto di più e accrescendo il mito, quasi coltivato dallo scrittore, d’una morte attesa. Ma l’atmosfera che avvolge il libro, per l’appunto è onirica: molte lettere prendono il via da un sogno che non ha contorni troppo inquietanti ma dove Pasolini sembra fuggire appena la scrittrice lo interpella: fugge come la vita, come gli anni che sono trascorsi, come la memoria che dilava; fugge, così sembra, per non rivelarlo mai il suo mistero: attendere, la morte, e perché? Avere un’idea quasi mistica dell’amore e poi cercare corpi estranei per strada, senza comporre relazioni adulte, perché? Innamorarsi di donne impossibili, attrarre anime tormentate come la sublime Callas…Il poeta che pare seguitare ad interrogare il presente, la scrittrice che interroga l’amico del passato, un po’ anche la propria giovinezza trascorsa accanto a Moravia, tutto si stempera nel racconto molto godibile di un’Africa che non esiste più. Dove benestanti europei potevano girare quasi indisturbati a cercare set e ispirazioni, volti per il film, semplicemente facendosi trasportare da un’auto sicura; lontani i radicalismi religiosi, le paure vecchie e nuove che hanno di nuovo ingoiato molti stati del Continente, le guerre protratte come terribili voci dell’economia. Quella gioventù nella terra degli orizzonti infiniti appare anche da qui un Eden lontano, lontanissimo, assieme al ritratto di un’epoca che vedeva scrittori, poeti, pittori, incontrarsi per puro piacere e discutere e fare gruppo nei caffè romani. L’ultima apparizione di Pasolini che corre sulle dune di Sabaudia, non distante dall’amato villino acquistato con Moravia e Maraini, continua a dirci molte cose su quello che siamo diventati: non ha finito di parlarci, e sembra restare l’unica missione d’un uomo che non diverrà mai uno spettro, semmai un fantasma dolente e fuggevole, che ha rinunciato ad una qualche duratura serenità per estrarre dalla propria voglia di vivere, dalla vitalità, un succo amaro, tanto più contemporaneo ora che l’età del consumismo dallo stesso Pasolini così aborrita, ci presenta un conto salatissimo. Dacia Maraini sa ‘dire’ molto, come sempre, senza toni polemici, senza drammi, con saggia fermezza. Bello!
«E un servo mescola il suo swaili
al canto dell’uccello che tuba e stride insieme
Per opposizione io conosco e ormai voglio
l’inutilità di ogni parola…» da Il gracco P.P: Pasolini
Immagine web
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