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#Nonleggeteilibri – Bruciare tutto, lo schiaffo di Siti

#Nonleggeteilibri – Bruciare tutto, lo schiaffo di Siti
Giugno 26
11:37 2017

Bruciare tutto di Walter Siti Rizzoli 2017 € 20,00 isbn 9788817093545 e-book € 9,99 – disponibile al prestito inter bibliotecario SBCR www.consorziosbcr.net

Oltre le polemiche, che pure ha alimentato, ma in questo clima bisognerebbe premiarlo un libro solo perché ci riesce, e Bruciare tutto è già finalista al Premio Comisso 2017, questo è il romanzo del quale si è sospettato che nemmeno fosse stato letto dai suoi accaniti detrattori. Il giovane prete Leo, da seminarista, a Roma, ha peccato con un ragazzino, Massimo, cresciuto senza madre italiana e col padre asiatico assente causa lavoro che quando lo vede lo prende a cinghiate. Così, un po’ per la candida disponibilità del ragazzino, un po’ per la solitudine condivisa, Leo sembra autoassolversi dal peccato e, preso un treno si rifà una vita nel ricco nord da prete dedito agli altri e inflessibile verso se stesso. Don Fermo, di cui è coadiutore, ne intuisce il tormento interno e a propria volta gli confida il suo: essere stato, da subito, ‘marito’ di Adua, la perpetua, aver vissuto il doppio matrimonio con Dio e con una donna. Fra i preti che Leo ha conosciuto dopo il suo peccato, Fermo gli sembra il migliore, il più onesto, poiché da quegli altri aveva ricevuto una assoluzione che giustificava essi stessi per l’essere immersi nella reiterazione del loro reato pedofilo. La parrocchia di Leo somiglia a quella di don Giulio ne La messa è finita, film di Nanni Moretti del 1985 (qui era il concetto di famiglia borghese sotto la lente d’ingrandimento): parrocchia nella quale non c’è più niente e nessuno da salvare perché ogni voce, lungi dall’essere un coro, canta la propria canzone e il dio attorno al quale dovrebbe raccogliersi la comunità sembra essersi definitivamente estinto. A Leo, invece, Dio gli parla, a fasi alterne, aiutandolo nel disbrigo di penose pratiche quotidiane fra anziane ricchissime e annoiate, tutti che tradiscono tutti in giovani matrimoni già naufragati prima di nascere; oppure gli vaticina alla misteriosa maniera dell’I Ching tanto da non capirci nulla. Nel marasma già totale si fa vivo Massimo ormai adulto, che ha bisogno d’un aiuto per mandare avanti la propria vita, definitivamente abbandonato dal padre e nel quale Leo non ravvisa più alcuna traccia del bambino che conosceva. Nel frattempo gli viene affidato Andrea, ragazzino con una gran bella intelligenza immaginifica, abbandonato da entrambi i genitori protagonisti d’un matrimonio sado-maso fra ripetute percosse e calunnie che non risparmiano di far conoscere al figlio, ostaggio in una tragica separazione. Andrea vorrebbe abbandonarsi all’affetto di Leo che ha imparato simile a lui perché ricco di meravigliosi vocabolari e parole curative, fino a volerlo toccare fisicamente tanto per essere certo che almeno questo adulto è suo e non lo tradirà. Leo in cuor suo sa di essere guarito dal desiderio verso i piccoli, ma rifiuta di farsi più vicino ad Andrea che, sentendosi troppo solo e da bambino cresciuto in fretta quale la vita l’ha voluto, si toglie la vita. Nello stesso tragico momento, sebbene Leo si senta fortificato dalla sua storia ormai decennale di prete, ma temendo dal suo raggiunto traguardo che Massimo tradisca il loro vecchio segreto, riceve da questi la confessione a conferma dell’esistere d’una ferita che Massimo si porta dentro: dove gli adulti, fra cui Leo, non gli hanno fatto del bene, hanno traviato la sua giovane esistenza che, assieme ad una educazione traballante, ha gettato la sua vita in pasto all’irresolutezza, al caos. Leo, allora, decide di partire per terre lontane, in una decisione simile a quella del don Giulio di Moretti, dove immagina potrà essere più utile a popoli che credono ancora nella dignità dell’essere umano in quanto tale. Melodrammatico sì, con molti passaggi da capire e temi sui quali riflettere, squadernati da Siti sul foglio bianco attraverso l’eccellente cultura e la scrittura nevrotica e precisa che gli si conosce: lo scrittore consegna al tormentato dialogo interiore del prete riflessioni su tradimento, mancanza di riferimenti esistenziali e nuovi venti di guerre orientali amati dai giovani europei, fede, falso progresso, ricchezza inutile, ignoranza. Ma è a questo punto della storia che l’autore strappa con violenza Leo ai lettori (e lo strappa a se stesso, quest’unica volta che non ha voluto essere protagonista quale professor Siti delle vicende che va narrando, per motivi evidenti legati alla storia – e qui la vicenda riportata tale e quale dalla cronaca è quella del ragazzino protetto sotto il nome di Andrea). Nella fine di Leo coesistono il delitto, il castigo per un germe di violenza inestinguibile, la colpa, l’irriducibilità dell’esistere in un’epoca che non si fa sconti e prova a ragionare su temi difficili, rifiutati da molti: quello che ieri era il dibattito, superato dalla realtà, sui valori della famiglia tradizionale, oggi è sulla protezione (che a tratti appare impossibile) dell’innocenza dell’infanzia. (Serena Grizi)

 

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