Non siamo tutti Charlie Hebdo
per restare vicini, l’origine di quest’ultima risale, quanto meno, all’antica Grecia, quale forma d’arte che, in quanto tale, rimanda, in ogni tempo, all’universale relazione, presente in ogni processo di vita-morte-rinascita, comune ad ogni cosa; condizione per cui il “racconto” dell’arte (analogico, metaforico, simbolico, allegorico, ecc. ecc.) oltrepassa, di gran lunga, ogni cronaca, la più vera compresa. L’essenza dell’arte, inoltre, pur rappresentandosi nella specificità e mutevolezza di una forma individuata, contingente e peculiare, richiama in sé l’universalità e l’eternità, immutabile, di un unico processo unitario che si ripete, da millenni, nel mondo, secondo le stesse leggi: insomma, un paradosso. Fin qui tutto bene, pertanto, se i giornalisti-vignettisti europei (e mondiali) fossero, realmente, degli artisti, quindi, prima di tutto, indipendenti e non soggetti alla committenza (…non c’è arte se non c’è libertà), e “impugnassero” l’arte, con equidistanza e centratura, per finalità filantropiche, ma sappiamo bene che, purtroppo, questi non possono esserlo, appunto, in quanto dipendenti di editori che, prima di tutto, per ragioni di mercato, e non solo, all’evidenza, liberi non lo sono; se, in aggiunta, si prende atto che i contenuti di certe opere visive e letterarie, di stampa, che vorrebbero essere fatti passare per satira (…quindi per arte), contengono delle opinioni aggressive, di intento strumentale e oppositivo che si contrappongono, violentemente, a ideologie, credo religiosi ecc., senza rimandi a possibilità sanatorie e conciliatorie degli stessi temi, controversi, denunciati dagli autori, a quel punto, necessiterà valutare se farli rientrare, semmai, nel campo della libertà di espressione (…giammai dell’arte) e, al limite, se il caso lo necessita, in quello della travalicazione della stessa; com’è noto infatti, nella comunicazione, si possono annoverare forme di istigazione, a più livelli, anche gravi, sanzionabili dalle relative giustizie penali. Nella fattispecie, alcune vignette di Charlie Hebdo, a modesto parere dello scrivente, (invito tutti a visionarle in rete) potrebbero rientrare, tuttalpiù e a gran fatica, nella categoria del “cattivo gusto”… se non, addirittura, molto peggio (…”Non siamo tutti Charlie Hebdo”); questo, ripeto, con tutta la pietà per le vittime della strage ed i loro congiunti, e senza entrare nel merito delle motivazioni che l’hanno causata, che non sono, nella maniera più assoluta, all’attenzione della presente. Trieste, 13 gennaio 2015 Con preghiera di pubblicazione e divulgazione Fedele Boffoli (in Facebook) https://www.youtube.com/watch?v=2_osvxf8UYo info@fedeleboffoli.it www.Artepensiero.it/Fedele_Boffoli.htm http://anforah.altervista.org/ Bari/Trieste – tel. 338/2246495
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento