Non si terrà il corteo anti-immigrati in corso Buenos Aires
Non si terrà il corteo anti-immigrati in corso Buenos Aires
Milano, 27 ottobre 2009. Il nostro appello a non dare seguito al progetto di una manifestazione anti-immigrati in corso Buenos Aires, a Milano, inviato ieri al Prefetto Lombardi, al Questore Indolfi e alle forze politiche nazionali e locali ha avuto un risultato confortante. Dopo un incontro con il Questore, gli esercenti e i comitati di cittadini hanno deciso di sospendere la manifestazione di intolleranza. Il pericolo di un nuovo corteo contro i rifugiati, che sono oggi un comparto assai vulnerabile della nostra società, non è tuttavia scongiurato. E’ positivo che i manifestanti non abbiano insistito ulteriormente per ritrovarsi sui marciapiedi di corso Buenos Aires e gridare i loro slogan contro i migranti nonché esporre cartelli offensivi e calunniosi nei confronti dei gruppi sociali discriminati, ma non va sottovalutato il fatto che i comitati abbiano già dichiarato che “Se fra quindici giorni la situazione non sarà migliorata, scenderemo in strada”. E’ opportuno non coltivare illusioni: non scenderanno in strada per chiedere giustizia sociale per i rifugiati, ma per scagliare contro di loro le solite pretestuose accuse. Quella di vivere nel degrado, come se avessero possibilità di condurre esistenze dignitose. Quella di vendere oggetti contraffatti, come se avessero opportunità di lavoro da parte della “Gran Milan”. Quella di fare pipì nelle strade, come se avessero a disposizione profumate toilettes. Quella di “non rispettare le regole”, come se i loro persecutori rispettassero gli accordi internazionali che prevedono protezione e assistenza per i rifugiati. Per ora, comunque, il corteo non si terrà e domani non assisteremo al ben triste spettacolo dell’odio razziale che si veste da paladino della “legalità”, all’odioso carnevale dei lupi che indossano la pelle degli agnelli. L’intolleranza però non si placa e anche oggi in Coro Buenos Aires si sono verificati episodi di discriminazione etnica: tanti cattivi maestri seminano piante velenose che crescono in fretta e si diffondono ovunque. La soluzione che le “camicie verdi” e i cittadini intolleranti auspicano, ovvero che i profughi si smaterializzino dalla città di Milano, non si verificherà (non ancora, nonostante l’atmosfera sia sempre più simile a quella degli anni delle leggi razziali e dell’Olocausto). Auguriamoci che, avendo qualche giorno per riflettere, i comitati si rendano conto che l’unica “alternativa” efficace e responsabile, sarebbe quella di rispettare le norme internazionali che tutelano i rifugiati e approntare per loro soluzioni alloggiative decorose, attivando contemporaneamente progetti di inserimento professionale. Ma fra tante parole spese da politici e giornalisti per descrivere il calvario cui sono sottoposti i quindici rifugiati dall’Africa che vivono a Milano e che hanno turbato la tranquillità dei mercanti di corso Buenos Aires con la loro presenza, non abbiamo letto niente che somigli a questa semplice e dovuta formula di civiltà.
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