Nomad in the footspeps of Bruce Chatwin
Werner Herzog – 2019 – Color – 85min
Quando lo scrittore e viaggiatore Bruce Chatwin stava morendo, mandò a chiamare il suo amico Werner Herzog, chiedendogli di vedere il suo recete film sulle tribù del Sahara, e in cambio come regalo d’addio gli donò lo zaino che aveva portato con sé nei suoi viaggi per il mondo.
30 anni dopo Herzog dedica un documentario al suo amico compiendo un viaggio dalla Patagonia al Galles, fino all’Australia, analizzando l’irrequietezza e l’erranza umana, offrendo il ritratto di uno degli scrittori e antropologi più carismatici del 900, ma soprattutto è l’occasione per Herzog per fare un bilancio sulla condizione esistenziale sia di uomo che di regista analizzando per gran parte la sua filmografia.
Un film intimista, dove si evince il profondo legame che unisce questi due uomini, simili e al tempo stesso distanti nel loro modo di approcciarsi alla ricerca della natura umana.
Due uomini irrequieti alla costante ricerca di verità. Herzog ormai nella sua piena maturità artistica torna indietro, alle sue origini, analizzando il proprio Io in relazione con il prossimo (per l’occasione Chatwin) analizza la propria condizione esistenziale ed artistica, lo scorrere del tempo, le memorie, gli addii. Un film fatto di uomini che si mettono in viaggio alla ricerca di un soddisfacimento in primis di una pace spirituale personale e poi di scoperta e ricerca scientifica.
Sé pur con toni molto meno sensazionali questo Nomad in the footspeps of Bruce Chatwin è un ulteriore tassello della pregiata carriera del più errante regista del cinema contemporaneo.
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