No alla pena di morte
È l’una di notte. Non riesco a dormire. Mi ha svegliato un cane. Ulula come un lupo a mezzanotte. Esco sul balcone. I ricordi mi assalgono. Ricordo mio padre: “Ho un problema, Mario”. “Un problema?” “Di salute. Niente di serio. Devo farmi curare.” È morto due mesi dopo, il 20 aprile 1992. Ne è passato di tempo, ormai, ma il ricordo è ancora vivo. Bruciante. Proprio come allora. Dio, che umidità. Rientro. Non ho più sonno. Prendo il giornale che ormai è quello di ieri. Ah, ogni tanto una bella notizia. Perfetto. Leggo che l’Italia ha ottenuto dai ministri degli Esteri dell’Unione europea il mandato per preparare con la presidenza tedesca Ue la risoluzione sulla moratoria della pena di morte da presentare all’assemblea generale dell’Onu. Ora è il momento giusto per fare un nuovo tentativo per presentare un’iniziativa, che nelle due precedenti riunioni dei ministri degli Esteri europei era stata accolta con perplessità da alcuni Stati europei, soprattutto Gran Bretagna, Olanda, Danimarca e Ungheria, preoccupati più dall’opportunità dell’iniziativa che non dal suo contenuto. Naturalmente per D’Alema esiste già di fatto una maggioranza contro la pena di morte, tanto che vorrebbe presentare la risoluzione inserendo questo tema all’ordine del giorno del prossimo Consiglio europeo di giugno per cercare di allargare il consenso affinché un gruppo di Paesi possa essere promotore con Italia e la Germania, evitando di perdere tempo andando alla prossima Assemblea generale a settembre. Sul mio volto compare un accenno di sorriso. Non lo avrei mai detto. Giusto, sta arrivando finalmente il momento giusto per eliminare la pena di morte, una punizione crudele, inumana e degradante. Una violazione dei diritti umani fondamentali che viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Sono piuttosto scosso. Non riesco a concentrarmi per la contentezza, ma mi impongo la calma e riprendo a leggere. Perfetto: anche Gabon e Kazakhstan si sono uniti alla dichiarazione in favore della moratoria, portando il numero dei firmatari a 92. Per avere una maggioranza all’assemblea generale dell’Onu ne servono 97. “Fusse che fusse la vorta bona”, come diceva il grande Nino Manfredi nei panni del barista di Ceccano.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento