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Nietzsche a Capri -2

Nietzsche a Capri -2
Dicembre 07
16:07 2009

nietzscheVeniamo ora a Capri. La presenza di Mithra a Capri è nota a tutti, al punto che se ne parla anche nel film Totò imperatore di Capri (1949) (sceneggiatori Vittorio Metz, Marcello Marchesi e Luigi Comencini, che era anche il regista), dove fra i meriti di Totò, insieme a quello di portare un serpente intorno al cappello, viene citato soprattutto quello di «avere rinnovato il culto del dio Mithra a Capri».

Ma, cinema a parte, è proprio da Capri che proviene un altro rilievo di Mithra tauroctono del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. 6723). Nel suo intervento al Convegno del 3 novembre 2001 sulle presenze orientali nell’antica Capri, organizzato dall’Istituto Universitario Orientale di Napoli, Carmen Simeone ha ricostruito accuratamente la storia di questo rilievo. La notizia più antica sul suo ritrovamento si deve a Luigi Giraldi, che nella sua Descrizione dell’isola di Capri (1775) dice che il rilievo, ritrovato in un vicino vigneto, era collocato presso la Chiesa di San Costanzo. Portato nel Museo borbonico di Portici, il rilievo trovò poi la sua collocazione definitiva nel Museo di Napoli, dove è attualmente visibile. Che la sua collocazione originaria fosse nella Grotta di Matrimonio, e che la grotta stessa fosse un mitreo, è una supposizione del conte della Torre Rezzonico che nella sua Isola di Capri (1794) scrive che si può «senza fallo affermare che il marmo ritrovato a San Costanzo era prima a Matromania, o nel magno antro di Mitra, e tutta la spelonca era tempio disposto». È dunque a partire dalle affermazioni del conte della Torre Rezzonico che alla grotta di Matermania viene assegnato il ruolo, fino a quel momento inedito, di magnum Mithrae antrum e di «luogo naturale» del rilievo di Capri. E siccome le leggende hanno da sempre un potere di penetrazione maggiore delle verità, tale leggenda, attraverso una serie di mediazioni, prime fra tutte le relazioni dei viaggiatori, aveva fatto presa addirittura sul grande Gregorovius, che di fronte alla Grotta di Capri scrive:
«Tutto fa pensare che ci si trovi di fronte alla cella di un tempio. Il nome Matromania della grotta, che il popolo con involontaria ironia ha mutato in Matrimonio, come se ivi Tiberio avesse celebrato le sue nozze, è derivato da Magnae Matris Antrum, ovvero Magnum Mithrae Antrum [Ma] si dice che il tempio fosse dedicato a Mithra non solo perché il dio persiano era venerato in quel luogo, ma perché in questa grotta è stato trovato il rilievo, che rappresenta il sacrifico di Mithra […]. Il rilievo mostra Mithra nel costume persiano, inginocchiato sul toro, nel collo del quale egli immerge il coltello sacrificale mentre il serpente, lo scorpione e il cane attaccano il toro» (Figuren, Geschichte, Leben, und Scenerie aus Italien, Leipzig 1856, 360 sgg.).
Come si vede, Gregorovius giudica pienamente attendibile quella che era solo una leggenda sull’origine della grotta e sulla originaria collocazione del rilievo. Ma l’autorità di Gregorovius, che oltretuttutto era anche amico personale di Malwida von Meysenbug, era tale che Nietzsche, quando visitò Capri e la grotta, non poteva avere dubbi sul suo significato. Ma scendiamo nel dettaglio.
Da quanto dice Nietzsche appare evidente che egli identifica Mithra col Sole. Benché questo faccia parte anche oggi della communis opinio, la cosa non è affatto pacifica, perché se da un lato tale identificazione sembra trovare riscontro nel materiale epigrafico, in cui le dediche Deo Soli Invicto Mithrae sono ricorrenti (una, scritta in greco, proviene proprio da Ischia CIMRM I 178), dall’altro Mithra e il Sole sono due personaggi iconograficamente distinti, come risulta dai riquadri laterali delle tauroctonie, e due distinti gradi iniziatici, Eliodromus e Pater, identificati rispettivamente col Sole e con Mithra.
La festa di Mithra e Mitromania. La festa zoroastriana di Mithra era il festival di Mihragan, e si svolgeva in un periodo più o meno corrispondente al nostro autunno. Nel mitraismo romano la festa di Mithra coincideva con quella del Sole invitto, ed era fissata il 25 dicembre, il nostro Natale. Se la Grotta di Matrimonio era un mitreo, come pensa Nietzsche, la festa di Mithra – che in Nietzsche naturalmente ha il significato più generale di ‘festa della vita’ e della gioia di vivere – poteva anche avere luogo lì. In realtà come abbiamo visto non esiste alcuna prova che lo fosse, ma Nietzsche proiettava sulla Grotta di matrimonio la sua voglia di libertà. Non a caso in 28, 33, Nietzsche parla del periodo vissuto a Sorrento come di una liberazione: «A Sorrento ho buttato dietro le spalle nove anni di vischiosità».
Il collegamento tra Mithra e la Speranza non trova riscontri immediati. La Speranza Antica era una divinità della Roma repubblicana, e si trovava nella zona poi occupata dal Circo Variano, nei pressi della Chiesa di S. Croce in Gerusalemme. Un accostamento – solo implicito – tra Mithra e la speranza è reperibile forse nella preghiera di Cascelia Elegans, scolpita su un piccolo basamento ritrovato all’interno del Mitreo di S. Stefano Rotondo a Roma. L’accostamento ha più senso, invece, nella prospettiva della speranza in un ‘ritorno’ di divinità e di forze ancestrali auspicato da Nietzsche, nel quale concetti come «dionisiaco» e «volontà di potenza» tendono ad identificarsi. In questo ritorno le forze dell’inconscio – quello stesso che Freud avrebbe messo al centro delle sue riflessioni – trovavano una rappresentazione ‘idilliaca’, nell’ottica di Nietzsche, proprio nella grotta di Capri.
Nella stessa direzione va il riferimento di Nietzsche alla «follia» di Mithra, che nel materiale letterario ed epigrafico non trova nessun riscontro. Al contrario, Mithra era noto come il «mediatore» (tale è il significato del suo nome), e la filosofia neoplatonica (Porfirio) ne faceva una icona dell’intelletto demiurgico, che è l’antitesi della follia.

(continua)

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