Niente di vero tranne gli occhi
Niente di vero tranne gli occhi di Giorgio Faletti
«(…) Aveva in terrore che la sua mente la tradisse e scivolasse in qualche abisso dal quale non sarebbe più riuscita a riemergere. La cosa a cui si trovava di fronte non era fatta di incursioni in quel posto senza terra e senza tempo dove nascono le forme fittizie dei sogni o degli incubi. Era sprofondare in un’ovatta nera popolata da immagini che arrivavano direttamente dal luogo peggiore che possa esistere: la realtà. (…)».
Secondo soggetto di successo del compianto eclettico e meticoloso maestro astigiano dello “spaghetti thriller”. Faletti dopo Montecarlo rilancia al tavolo verde, con una fiche di 496 pagine di immaginifico, un nuovo interessante poliziesco. La trama è più elaborata e cavalca ancora due contrapposti mondi geografici, e quelli del razionale contrapposto al non. A congiungerli è una soluzione creativa originale e di forte impatto. Limite come in Io uccido è forse un uso, qui massimizzato, di immagini molto spinte, crude o forzate ma tecnicamente funzionali a caratterizzare la storia e gli interpreti. Un sapore ancora una volta “amerikano”: forte, fortissimo e deciso, forti contrasti, colori “grassi” ma con punte di marcata dolce finezza poetica. Raggi di sole brillano squarciando l’oscurità, ma che ripiomba come un fulmine. Bene costruito l’incastro di storie anche questa volta e i colpi di scena che tengono alta l’attenzione. Personaggi ben descritti e alcuni da antologia. Ho sentito dire o visto scrivere che l’Arte, è ‘un lavoro sporco’ ma qualcuno dovrà pure farlo. (Alessandro Aluisi)
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