Netanyahu scatena la guerra contro la Palestina, per restare al potere
Netanyahu scatena la guerra contro la Palestina, per restare al potere e rimandare le elezioni ed il processo pendente per corruzione
Quello che accade a Gerusalemme e nella Striscia di Gaza appare il tentativo disperato di Netanyahu di mantenere la carica di primo ministro, data la situazione politica interna fallimentare, istigando provocazioni con lo sgombero dei palestinesi e attaccando i credenti musulmani per provocare la reazione dei palestinesi, e presentare la cosa come “autodifesa di Israele” e con la scusa di “manifestazione contro l’aggressione estera” ottenere il rimpasto del governo in cui Netanyahu rimanga primo ministro evitando il processo per corruzione che inizierebbe dopo che avrà lasciato l’incarico.
La riluttanza a lasciare il potere e la paura dei processi continueranno a spingere Netanyahu a tali sanguinarie provocazioni. In Israele, molti comprendono le basi politiche di ciò che accade e chi ne è responsabile. A quanto pare, Netanyahu utilizzerà la crisi che ha organizzato per silurare il proprio governo e ottenere il ritardo delle elezioni anticipate. Le IDF continuano le operazioni contro la Striscia di Gaza dal nome in codice “Guardiano delle Mura”, lanciata l’11 maggio 2021. Il servizio stampa delle Forze di difesa israeliane riferiva che in risposta ai razzi palestinesi sul territorio israeliano, le IDF avevano attaccato le case dei leader di Hamas, del generale di brigata Basam Isa a Gaza City, del generale di brigata Rafa Salamah a Qan Yunis e del capo dell’intelligence militare di Hamas Muhamad Yazuri. Inoltre le forze israeliane schieravano paracadutisti al confine con la Striscia di Gaza, in attesa di ordini per un’operazione di terra nella regione.
I capi delle IDF presenteranno e discuteranno i piani per una possibile invasione di terra della Striscia di Gaza, secondo the Times of Israel. Questi piani, assemblati dalla Divisione di Gaza e dal Comando Meridionale, potrebbero quindi essere dati alla leadership politica di Israele, suggerisce il rapporto.
I primi scontri tra polizia e manifestanti sono iniziati per le notizie secondo cui le autorità non avrebbero permesso ai fedeli di tenere i loro soliti raduni serali del Ramadan fuori dalla Porta di Damasco a Gerusalemme, vicino alla Moschea di Al-Aqsa.
Il conflitto tra polizia e manifestanti si è intensificato dopo la decisione di un tribunale israeliano di sfrattare alcune famiglie palestinesi dal quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme. L’escalation è stata seguita da scambi di razzi tra Israele e Gaza che hanno portato a un nuovo ciclo di tensioni e disordini di massa nel paese.
Dall’inizio delle tensioni sei israeliani sono stati dichiarati morti. Allo stesso tempo, secondo le autorità palestinesi, 67 palestinesi sono stati uccisi, con diverse centinaia di feriti a Gaza.
(Selezione di notizie a cura di Paolo D’Arpini – Fonti: Times of Israel, Sputnik, Aurorasito, No-war Roma, UNAC)
Gli scontri sono iniziati vicino al Monte del Tempio e nel quartiere di Sheikh Jarrah, dove diverse famiglie arabe erano state sfrattate da un tribunale israeliano, provocando proteste che sono rapidamente sfociate in rivolte. Secondo quanto riferito, la spirale di violenza in corso ha già provocato la morte di 83 persone a Gaza e 7 in Israele.