Nemesi e P. Roth…in pensione?
Nemesi
Philip Roth
9788866213185
Einaudi – Numeri primi
€ 13,00 e-book disponibile € 9,99
Scritto circa tre anni fa il racconto ci porta all’estate del ’44 a Newark (New Jersey). L’America è impegnata con il conflitto mondiale, molti giovani sono arruolati in missioni in Europa, il fronte Giapponese è impegnativo. Eugene Cantor, detto Bucky, avrebbe più di qualche motivo, però, per vivere questa come un’estate bella e decisiva: è un giovane ebreo forte e atletico, sta per fidanzarsi con la ragazza che ama, ha un lavoro nel campo estivo comunale in mezzo a meravigliosi bambini cui insegnare le discipline sportive che ben conosce. Stimato e amato da tutti vive con la nonna con la quale è cresciuto: sua madre è morta dandolo alla luce, il padre che non ha più visto è stato allontanato dalla famiglia per la sua fama di ladro. Bucky ha avuto dolori e principi su cui formarsi nella sua, nonostante tutto, serena infanzia, trasmessigli dal nonno scomparso e di cui ricorda ogni giorno gli insegnamenti: il senso del dovere, la solidarietà, l’amicizia; quella forte e indissolubile che lo lega ai compagni partiti al fronte. Il primo cruccio è non poter essere partito anch’egli, una forte miopia che lo accompagna fin da piccolo gliel’ha impedito. L’altra è la crescente epidemia di polio che specialmente in estate miete bambini e persone deboli, e che terrorizza l’intera città rendendo istituzioni e cittadini impotenti, poiché storicamente siamo undici anni prima della scoperta del vaccino. Questi tutti gli elementi che comporranno il terribile mosaico dell’esistenza di Bucky Cantor, il compimento della Nemesi che lui stesso, per frainteso senso del dovere, attende gli si rivolti contro. Il narratore, un ragazzo della metà degli anni di Eugene, raccoglierà la storia molti anni dopo quando tutto sarà già compiuto, ma guidato più dalla razionalità che dal fallace ateismo del protagonista, che nasconde in realtà un sentimento religioso ai limiti della superstizione, dirà: «A volte si è fortunati e a volte non lo si è. Ogni biografia è guidata dal caso e, a partire dal concepimento, il caso – la tirannia della contingenza – è tutto. È al caso che ritengo Mr Cantor si riferisse quando vituperava quel che lui chiamava Dio». Roth torna su quel ‘caso’ costituito, però, da nascita, frequentazioni, influenze, verità taciute, altre evidenti ma spesso mai esaminate, con cui aveva composto il grande affresco di Pastorale Americana. Sue anche molte considerazioni fra le più profonde e meglio riuscite dei nostri tempi sulla cultura e la storia degli ebrei d’America nel raffronto con il moderno stato di Israele (La controvita) e la capacità di misurarsi con molte delle contraddizioni proprie della gente cui sente di appartenere. Lo scrittore compirà ottant’anni a marzo e sembra se ne sia andato in pensione. (Serena Grizi)
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