Nella poesia in punta di piedi
Moderatrice d’eccezione la giornalista Luciana Vinci, direttrice responsabile della storica rivista Castelli Romani, affiancata dalla Responsabile bibliotecaria Rosa Maria Cascella. Un riallacciarsi alla storia del territorio che ha ospitato l’evento e Luciana ci rappresenta come in un film l’organizzazione della Sagra del Narciso intorno agli anni ’30/40 quando pullman di dopolavoristi erano presenti in tutta la Valle Latina, allora solo natura non antropizzata, a raccogliere i fiori, poi veniva offerta loro la merenda. E si ricollega questo scenario al bel libro della Lanciotti L’erba sotto l’asfalto, ed Controluce 2007, che riporta il lettore in un quartiere, allora nel comune di Marino, quando ancora, nonostante ci fossero l’aeroporto e la ferrovia, c’erano prati, vigneti e campi di grano: Ciampino, nel quale l’autrice viveva da ragazza nel quartiere della Folgarella, un luogo ormai trasformato, irriconoscibile. Eppure la memoria, colorata di accenti poetici, con il linguaggio quieto e lucido dell’autrice, fa rivivere attimi in bianco e nero: quelli del boom economico e di quel passaggio in cui l’Italia iniziò la sua trasformazione, abbandonando la civiltà contadina, rurale e trasformandosi in un paese industrializzato. Traspare l’armonia della scrittura e del linguaggio di Maria Lanciotti anche nelle sue numerose sillogi poetiche, ultima E dirti ancora, Ibiskos Editrice Risolo 2012, nella quale l’autrice, attraverso la poesia offre al lettore riflessioni e sensazioni, immagini e commenti che quotidianamente raccoglie nella vita di tutti i giorni. Che senso ha la poesia in quest’epoca così impoetica e sterile? – si chiede la Lanciotti – e subito dopo chiarisce il suo punto di vista nel quale tutto, attraverso la lirica, può essere visto e interiorizzato nell’armonia, proprio quella che la musicalità dei versi sa cantare nell’animo di chi si mette in ascolto. Hanno intervallato la serata i brani musicali di Fabio Ginnari Satriani e Riccardo Spagnolo, dalla stessa autrice definiti autori di ‘poesia contemporanea’; mirate, piacevoli e significative le letture di Rosa Maria Cascella e di Luciana Vinci delle note poetiche tratte dalle opere della Lanciotti, alcune ridotte all’essenzialità degli Haiku, recenti elaborati della versatile scrittrice, aperta a ogni tipo di performance letteraria, non ultimi i componimenti in dialetto sublacense. L’opera di Maria Lanciotti conferma quanto la poesia, anche dialettale, sappia regalare emozioni, momenti che si prolungano nel tempo avvicinando questa difficile attualità ad un passato che potrebbe ancora salvarci e insegnarci molto.
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