NEL 2023 AI PAESI IN CRISI ALIMENTARE SOLO IL 35% DEI FINANZIAMENTI RICHIESTI
NEL 2023, I PAESI CON LIVELLI DI FAME “DA CRISI” HANNO RICEVUTO SOLO IL 35% DEI FINANZIAMENTI RICHIESTI PER RISPONDERE ALL’EMERGENZA ALIMENTARE.
L’analisi di Azione contro la Fame su dati ONU: nei Paesi con bisogni alimentari più urgenti il gap di finanziamenti ha toccato il 65%
con un aumento del 23% rispetto all’anno precedente.
Milano, 18 gennaio 2024. Il divario globale di finanziamenti per l’emergenza fame ha raggiunto il 65%, relativamente ai Paesi con i bisogni più urgenti, ovvero quelli in situazione di crisi alimentare. Lo rivela il nuovo rapporto di Azione contro la Fame “2024 Hunger Funding Gap”, pubblicato in concomitanza con il World Economic Forum di Davos.
La nuova analisi dei finanziamenti, basata sui dati del sistema umanitario delle Nazioni Unite, rivela che nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli provenienti da Paesi che si trovavano ad affrontare livelli di fame “di crisi” o peggiori, secondo la classificazione IPC, con un conseguente gap di finanziamenti per la risposta alla crisi alimentare del 65%, in aumento del 23% rispetto all’anno precedente.
Il report ha inoltre messo in evidenza i seguenti fatti:
- nessun appello per programmi, di emergenza o già in corso, legati alla fame è stato interamente soddisfatto;
- solo il 12% dei programmi legati alla fame ha ricevuto più della metà delle risorse finanziarie richieste;
- sarebbero necessari oltre 8 miliardi di euro[1] per finanziare completamente gli appelli relativi all’emergenza fame dei 17 Paesi inclusi in questo rapporto, ovvero la stessa cifra che si stima abbiano speso gli Italiani per i regali di Natale nel 2023[2].
A livello globale, ben 783 milioni di persone [3] più della popolazione dell’Unione Europea e degli Stati Uniti messi insieme – soffrono la fame. Rispetto ai livelli pre-pandemici, oggi 122 milioni di persone in più soffrono la fame, causata principalmente da conflitti, cambiamenti climatici e disuguaglianze strutturali.
“Il mondo produce cibo a sufficienza per tutti, eppure ogni anno centinaia di migliaia di bambini malnutriti muoiono di morte evitabile. Perché? Mancano la determinazione e i finanziamenti necessari per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite di azzerare la fame entro il 2030 – ha dichiarato Simone Garroni, Direttore di Azione contro la Fame in Italia – accogliamo positivamente la scelta del World Economic Forum di mantenere il tema della fame nell’agenda globale. Ora chiediamo che a questo facciano seguito azioni concrete dopo la fine degli incontri. La fame è una sfida quotidiana per una persona su dieci in tutto il mondo e deve essere una preoccupazione quotidiana per coloro che sono nella posizione di contribuire maggiormente a porvi fine, per tutti e per sempre”.
Il rapporto di Azione contro la Fame si concentra sui 17 Paesi che hanno registrato livelli di fame “di crisi” o peggiori nel 2022 e analizza l’entità dei finanziamenti che questi Paesi hanno poi ricevuto nel 2023. La scelta di esaminare due annualità differenti serve a basare l’analisi sulle decisioni di finanziamento prese dai donatori dopo essere venuti in possesso dell’informazione sui livelli di fame e sulla gravità delle relative crisi nei vari Paesi. Questo approccio elimina anche la possibilità che i livelli di fame riflessi nel rapporto (2022) siano influenzati dai finanziamenti erogati (2023).
I 17 Paesi analizzati nel nuovo report sono: Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala, Haiti, Honduras, Kenya, Libano, Madagascar, Malawi, Mozambico, Pakistan, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen.
“Il rapporto giunge in un momento cruciale, poiché nel 2023 c’è stato un notevole aumento dei finanziamenti per i programmi legati alla fame, ma anche con questo maggior sostegno i fondi non hanno tenuto il passo con le crescenti necessità – continua Garroni – sappiamo che alcuni dei Paesi donatori più generosi del mondo prevedono di tagliare i bilanci degli aiuti nel 2024. Non è possibile ignorarne le conseguenze: più persone soffriranno e milioni di persone potrebbero morire. Chi ha i mezzi per farlo deve dare priorità ai finanziamenti per i programmi di lotta alla fame globale ed è necessario che sempre più Paesi si facciano avanti per evitare disastri umanitari imminenti”.
Il rapporto di Azione contro la Fame analizza i dati del Servizio di monitoraggio finanziario dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) e dello Strumento di monitoraggio della popolazione per la classificazione della fase di sicurezza alimentare integrata (IPC).
RAPPORTO COMPLETO DISPONIBILE QUI.
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[1] Pari a circa 8,86 miliardi di dollari
[2] Rilevazione Confcommercio, 2023
[3] SOFI 2023
APPENDICE
LA STORIA: NYADAT E I SUOI FRATELLI, SFOLLATI NEL PROPRIO PAESE
Nyadat Pet, un ragazzino sudanese di 12 anni, ricorderà sempre il 15 aprile 2023 come un giorno buio. Stava giocando con i suoi amici vicino alle loro case nella periferia di Khartoum, in Sudan, quando ha sentito delle esplosioni. Per due giorni, bombardamenti e spari sono diventati sempre più frequenti e si sono avvicinati sempre più al suo quartiere. I suoi genitori hanno deciso di rifugiarsi fuori dalla capitale. Non era la prima volta che la sua famiglia si ritrovava sfollata.
Originari del Sud Sudan, erano fuggiti dal conflitto in quel Paese una decina di anni prima, cercando sicurezza in Sudan. Ora venivano di nuovo costretti a spostarsi. La famiglia aveva appena raggiunto la periferia della città, quando un’altra bomba esplose vicino a loro. Urla e fumo riempirono l’aria: nella confusione Nyadat e i suoi tre fratelli persero il contatto con i loro genitori.
I quattro fratellini vissero per giorni al riparo di un albero, cercando cibo sotto la pioggia. Suo fratello si ammalò. Non riuscirono mai più a ritrovare i loro genitori.
© Azione contro la Fame
Nove giorni dopo, una carovana di sudanesi li portò a Renk, una città di confine del Sud Sudan. Da lì Nyadak e i suoi fratelli diressero verso il villaggio della loro famiglia di origine ma, all’arrivo, si ritrovarono come degli estranei: l’intera famiglia era lontana da dieci anni e nessuno li riconosceva. Non avendo un posto dove andare, la gente del posto li indirizzò al centro per gli ex rifugiati di New Fangak, gestito da Azione contro la Fame.
Non erano gli unici in quelle condizioni. Dall’inizio del conflitto in Sudan, un flusso di rimpatriati ha attraversato il Sud Sudan. Molti di loro si sono stabiliti a New Fangak, un villaggio gravemente colpito dalle inondazioni causate dal cambiamento climatico, in un Paese in cui il 54% della popolazione è alle prese con livelli di fame da crisi e dove solo al 42% delle richieste di finanziamenti viene data risposta. Con un gap di fondi pari al 58% e centinaia di rimpatriati in arrivo ogni giorno, i servizi essenziali come l’assistenza sanitaria, il cibo, l’acqua e i servizi igienici sono al collasso. La malnutrizione è in aumento.
Grazie al sostegno della Protezione civile e delle Operazioni di aiuto umanitario dell’UE, Azione contro la Fame sta rispondendo a questa emergenza con interventi salvavita. Le nostre squadre distribuiscono denaro, forniscono articoli per l’igiene come sapone, secchi e pastiglie per la purificazione dell’acqua e costruiscono latrine temporanee per prevenire la diffusione di malattie.
Oltre l’85% delle persone in condizioni di crisi alimentare vive in Paesi colpiti da conflitti, che distruggono i sistemi produttivi alimentari, ostacolano la consegna degli aiuti e fanno aumentare il numero degli sfollati.
Come reso evidente dalla storia di Nyadat, questa convergenza di crisi umanitarie può contribuire ad aumentare l’instabilità, il più delle volte in regioni già molto fragili.
Pur non potendo essere inclusa in questo rapporto, in base ai livelli di fame del 2022, Gaza sta rapidamente diventando un esempio lampante di questo stesso fenomeno a causa del conflitto israelo-palestinese in corso nella regione.
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CHI È AZIONE CONTRO LA FAME | www.azionecontrolafame.it
Azione contro la Fame è un’organizzazione umanitaria internazionale che crede che ogni persona ha diritto a una vita libera dalla fame.
Specialisti da oltre 40 anni, prevediamo fame e malnutrizione, ne curiamo gli effetti e preveniamo le cause.
Siamo in prima linea in 55 paesi del mondo per salvare la vita dei bambini malnutriti e rafforzare la resilienza delle famiglie con cibo, acqua, salute e formazione.
Guidiamo con determinazione la lotta globale alla fame, introducendo innovazioni che creano progresso, lavorando in collaborazione con le comunità locali, mobilitando persone e governi, per realizzare un cambiamento sostenibile. Ogni anno aiutiamo 28 milioni di persone.
[1] Pari a circa 8,86 miliardi di dollari
[2] Rilevazione Confcommercio, 2023
[3] SOFI 2023
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