Negli USA chiusa un’altra centrale a rischio
L’illusione di una rinascita del nucleare negli USA subisce una battuta d’arresto, proprio a una settimana dall’annuncio del Presidente Obama di stanziare 8,3 miliardi di dollari di denaro pubblico in garanzie sui prestiti per costruire la prima nuova centrale nucleare dopo trenta anni. «Il nucleare dimostra anche negli Stati Uniti di non essere sicuro e di non poter andare avanti se non attraverso l’aiuto pubblico e pesando sulle spalle dei contribuenti. Il nucleare continua a dimostrare di essere una fonte di energia rischiosa e una pericolosa perdita di tempo» spiega Andrea Lepore, responsabile campagna Nucleare per Greenpeace.
Mentre si parla impropriamente di ‘rinascita nucleare’, la maggior parte dei Paesi con impianti nucleari attivi cerca di prolungarne la vita utile, anziché costruirne nuovi. Ma proprio ieri il Senato dello Stato del Vermont ha votato per chiudere nel 2012 l’impianto nucleare “Vermont Yankee”, di proprietà della Louisiana Entergy Corporation e di non rinnovare la licenza per il reattore oltre i 40 anni. Il Vermont è l’unico Stato in cui il legislatore ha la possibilità di votare per chiudere un impianto.
«Anche negli USA, laddove i rappresentanti dei singoli stati hanno la facoltà di esprimere un voto, il nucleare è visto come una fonte rischiosa di energia» conclude Lepore.
L’impianto del Vermont è stato afflitto da continui malfunzionamenti e incidenti e da fuoriuscite radioattive nelle acque sotterranee. Lunedì scorso, infatti, la Commissione per la regolamentazione nucleare ha riconosciuto l’ennesima fuga radioattiva dal reattore, risalente al 2005, e sta attualmente indagando sulle accuse da parte dei lavoratori relative a fughe radioattive da tubazioni sotterranee.
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