Naufragio Rohingya: la disperazione è la causa della morte di altre vittime innocenti
Naufragio Rohingya: Save the Children, la disperazione è la causa della morte di altre vittime innocenti, tra cui donne e bambini. Oltre mezzo milione di bambini bisognosi di assistenza umanitaria nel campo di Cox’s Bazar.
Confinati nei campi profughi in Bangladesh, i rifugiati non hanno alcuna speranza per il futuro e mettono a rischio le loro vite in mare. L’Organizzazione chiede al Myanmar di prendere tutte le misure necessarie per garantire il ritorno sicuro e dignitoso dei Rohingya nel proprio paese di origine
“La crisi dei rifugiati Rohingya ha provocato ancora vittime innocenti, questa volta al largo delle coste del Bangladesh. Tali tragici incidenti sono causati dalla disperazione. Perseguitati nel Myanmar, loro paese d’origine, e confinati nei campi profughi in Bangladesh, le famiglie Rohingya, tra cui molti bambini, sono disposte a rischiare la vita in pericolosi viaggi in mare per sfuggire a un’esistenza di miseria e sofferenza. Senza alcuna prospettiva di un ritorno immediato in patria, i bambini rifugiati Rohingya continueranno a essere una generazione perduta con poche o nessuna opportunità di migliorare la propria vita” così ha commentato la notizia dell’ennesimo naufragio di donne e bambini rifugiati Rohingya al largo delle coste del Bangladesh, Athena Rayburn, responsabile a Cox’s Bazar dell’Advocacy Umanitaria di Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro.
Cox’s Bazar ospita il più grande insediamento di rifugiati al mondo, con 914.998 Rohingya, di cui oltre mezzo milione, sono bambini. Grande è il bisogno di assistenza umanitaria, anche nella comunità ospitante messa a dura prova dall’arrivo di quasi 1 milione di rifugiati. Nel campo sono stati registrati 6.100 minori non accompagnati e separati, tra i più vulnerabili e a maggior rischio di traffico, abuso e sfruttamento.
“Il governo del Bangladesh è estremamente generoso nell’ospitare i rifugiati Rohingya da oltre due anni, ma più passa il tempo più aumenta la disperazione delle persone e la necessità dell’accesso ai servizi di base per i bambini rifugiati, compresa l’istruzione formale e riconosciuta. Solo così i bambini Rohingya saranno in grado di continuare a imparare e a sviluppare quelle competenze, di cui avranno bisogno in futuro” ha aggiunto Athena Rayburn.
“Esortiamo il governo del Myanmar a prendere tutte le misure necessarie per garantire che la comunità Rohingya possa tornare alle proprie case in modo sicuro e dignitoso. Il tragico annegamento di una dozzina di donne e bambini avvenuto oggi nel Golfo del Bengala deve essere un monito per tutti noi” ha concluso Athena Rayburn.
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