Myanmar: Save the Children, le famiglie hanno perso più della metà del loro reddito in un anno di conflitto
L’impatto economico della crisi politica, insieme alla pandemia COVID-19, hanno reso difficile per le famiglie provvedere al proprio nutrimento e a quello dei propri figli. Secondo l’80% delle famiglie l’alimentazione è la principale preoccupazione e in una su cinque gli adulti rinunciano ai propri pasti per sfamare i loro figli. Un terzo delle famiglie è costretto a prendere in prestito il cibo o si affida all’aiuto di altri per sfamarsi.
L’Organizzazione chiede alla comunità internazionale di fare tutto il possibile per evitare che il Paese precipiti nella povertà di massa e nella fame, e di aumentare i finanziamenti umanitari.
Con la crisi politica e l’escalation del conflitto nel febbraio 2021, le famiglie in Myanmar hanno perso in media più della metà del loro reddito con un’impennata della povertà che rischia di annullare 17 anni di progressi economici. Questo l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che sottolinea come l’impatto economico della crisi politica, insieme alla pandemia COVID-19, abbiano reso difficile per le famiglie provvedere al proprio nutrimento e a quello dei propri figli. Secondo l’80% delle famiglie l’alimentazione è la principale preoccupazione e in una su cinque gli adulti rinunciano ai propri pasti per sfamare i loro figli. Un terzo delle famiglie è costretto a prendere in prestito il cibo o si affida all’aiuto di altri per sfamarsi.
“In passato 3.000 kyat (circa 1,5 dollari) erano sufficienti per comprare qualche pezzo di carne e qualche verdura per due pasti, ora bastano appena per uno, e a volte neanche per quello”, ha raccontato Kin Thida*, 39 anni, che vive con il marito e i tre figli a Yangon, in Myanmar. Lei e il marito lavoravano come muratori in un cantiere edile e tutti e tre i figli andavano a scuola. Da febbraio 2021con le conseguenti turbolenze economiche, i due coniugi hanno entrambi perso il lavoro. Sua figlia Sabal*, di 17 anni, ha dovuto abbandonare la scuola per lavorare in una fabbrica di abbigliamento e aiutare economicamente la famiglia, prima di perdere a sua volta il lavoro a causa della chiusura della fabbrica. “Ho bisogno di trovare un altro lavoro ma per ottenerlo ho bisogno di una carta di registrazione nazionale. Per richiederla devo recarmi nella città natale dei miei genitori ma non posso permettermi il costo dei trasporti per arrivarci. Voglio solo tornare a scuola: è l’unico posto in cui ero felice. Speravo di fare l’infermiera dopo”, ha spiegato la ragazza.
La crisi politica in Myanmar è iniziata quando il Paese era già vulnerabile. Tra agosto e ottobre 2020, la crisi economica ha determinato un aumento della percentuale di famiglie che vivono un’insicurezza alimentare moderata o grave. Dal febbraio dello scorso anno il Myanmar ha subito un ulteriore declino economico, con la perdita massiccia di posti di lavoro, la chiusura di aziende e l’indebolimento della valuta nazionale (kyat) che ha colpito le famiglie di tutto il Paese.
Anche le famiglie a medio reddito, che dal 2011 avevano beneficiato della crescita economica del Paese, sono ora al di sotto della soglia di povertà. Le famiglie segnalano un aumento medio dei prezzi degli alimenti di base compreso tra il 30% e il 70%.
All’inizio di quest’anno, Save the Children ha reso noto che almeno 150.000 bambini sono stati costretti a fuggire dalle loro case a causa della violenza, e i rapporti del mese scorso hanno mostrato che il numero di bambini fuori dalla scuola è raddoppiato negli ultimi due anni. L’Organizzazione ha chiesto alla comunità internazionale di fare tutto il possibile per evitare che il Paese precipiti nella povertà di massa e nella fame, e di aumentare i finanziamenti umanitari.
“A più di un anno dal colpo di stato, milioni di bambini non hanno abbastanza da mangiare e le famiglie sono costrette a chiedere l’elemosina o prestiti per sopravvivere. Questi nuovi dati sono particolarmente sconfortanti in un momento in cui la risposta umanitaria è gravemente sotto-finanziata. Nel momento in cui i bambini del Myanmar hanno più bisogno di noi, la comunità internazionale li sta abbandonando”, ha dichiarato Shaheen Chughtai, Direttore di Save the Children in Asia.
“La privazione e la fame su questa scala sono un preoccupante passo indietro per un Paese che stava già lottando per uscire dalla povertà dopo decenni di disordini politici. La velocità con cui i livelli di povertà stanno peggiorando dopo 17 anni di progressi – e l’impatto che questo sta avendo sui bambini e sulle loro famiglie – è una tragedia assoluta. Il mondo deve far sì che i bambini del Myanmar non vengano dimenticati”.
Save the Children opera in Myanmar dal 1995 fornendo assistenza sanitaria, alimentare, educativa e programmi di protezione dell’infanzia attraverso più di 50 partner e 900 operatori in tutto il Paese.
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