Musica: A Castel Gandolfo Roberta Maresci svela il lato b di Mina
Un Cocktail d’Avanguardia sulle note di Mina, quello che si terrà venerdì 12 Luglio dalle ore 19:00 presso la consueta location della Quintessa, sulle rive del Lago Albano di Castel Gandolfo.
Ospite del consolidato format promosso da Meta Magazine e Meta Promotion, sarà la giornalista e scrittrice Roberta Maresci, autrice del libro “Mina”: un racconto-biografia, autorizzato, sulla vita e sulla figura di un artista a tutto tondo, tra i più amati e discussi d’Italia, edito da Gremese Editore.
Giornalista, fairplaymanager, tecnico agrario e ideatrice del Fair Play Garden – Il giardino delle buone maniere, Roberta Maresci dialogherà con il Direttore Andrea Titti, introdotti da Veronica Passaretti.
“Mina non è una semplice artista – dichiara Andrea Titti – ma attraverso la sua storia si rappresenta uno spaccato della società italiana nel pieno del suo sviluppo, nelle arti così come nel costume. Un pezzo della nostra identità. Ringrazio Roberta Maresci per darci occasione di riflettere e dialogare attorno ad una donna straordinaria”.
“Mina è il simbolo ddegli italiani brava gente – sottolinea Roberta Maresci – la storia dell’Italia e di una donna dal cognome risorgimentale, cresciuta a pane e pochissimi brani musicali, che le sono rimasti nel sangue, anche se di canzoni italiane ha sempre dichiarato (all’inizio) di non averne molti, fatta eccezione per “Non illuderti” di Mario Barreto, che poi era cubano. Fatto sta che Mina è rimasta la protagonista assoluta della ribalta musicale anche da quando, nel 1978, ha scelto di esiliarsi dalle apparizioni pubbliche; ne aveva bisogno, ma come dire ne avremmo voluto fare a meno di questo suo eclissarsi come altre grandi dive del passato. Parlerò della Mina donna, della Mina che ha avuto due figli da due uomini diversi, di una donna che è riuscita ad essere la tigre di Cremona, così come Pomodoro, Cecilia Bellacci, Regina Zoni, Guglielmina, Valeria, A: sei delle false identità dietro le quali si è celata, per gioco o per necessità, in alcuni momenti della sua vita artistica, dichiarando di chiamarsi poi Mina Mazzini e non Annamaria”.
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