Mostra fotografica “Mamafrica”
“La bellezza è un veicolo di un contenuto e rida dignità” Salgado
Il giorno 12 dicembre 2014 presso l’Accademia belle arti d’Egitto si è tenuta una conferenza con il fotografo Enrico De Santis e le donne africane Angela Spencer e Pauline Cachal che hanno parlato della condizione delle donne africane e dei diritti umani in Africa. La conferenza ha introdotto la mostra fotografica di Enrico De Santis sulle donne africane che si è tenuta dal 4 dicembre 2014 al 7 gennaio 2015 presso l’Accademia belle arti d’Egitto.
Durante la conferenza si è parlato delle innumerevoli battaglie che hanno visto protagoniste donne africane nella lotta per i diritti umani e per la pace. Enrico De Santis ha infatti ricordato diverse donne africane che hanno contributo alla lotta per affermare la pace nel loro continente come il movimento delle donne liberiane che ha incredibilmente fermato la guerra in quel paese e l’attuale presidentessa della Liberia Ellen Johnson Sirleaf politica, economista e imprenditrice liberiana, la prima donna nera nel mondo ad essere presidente di uno stato e anche la prima donna eletta come capo di Stato in Africa. Spesso, veniva chiamata con l’appellativo di “Signora di ferro”. Nel 2011 ha vinto il Premio Nobel per la pace assieme a Tawakkul Karman e Leymah Gbowee, con la seguente motivazione: “Per la loro battaglia non violenta a favore della sicurezza delle donne e del loro diritto alla piena partecipazione nell’opera di costruzione della pace”. Enrico ha ricordato poi la famosa Joyce Hilda Banda, una politica malawiana che ha ricoperto la carica di vicepresidente del Malawi dal 2009 al 2012, quando è divenuta presidente a seguito della morte del presidente eletto Bingu wa Mutharika, nominata da Enrico De Santis per aver partecipato allo sciopero del sesso. Viene poi ricordata anche Wangari Maathai prima donna africana ad aver ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 2004 “Per il suo contributo alle cause dello sviluppo sostenibile, della democrazia e della pace”. È stata membro del parlamento keniota e Assistente Ministro per l’Ambiente e le Risorse Naturali nel governo del presidente Mwai Kibaki, fra il gennaio 2003 e il novembre 2005. Fu la prima donna centrafricana a laurearsi, nel 1966 in biologia, presso l’Università di Pittsburgh, dove aveva potuto recarsi grazie al programma “Ponte aereo Kennedy” (che forniva una borsa di studio ai migliori studenti africani) e dove lavorò dallo stesso 1966 presso la facoltà di Biologia, dipartimento di zoologia. Nel 1976 si iscrisse nel Consiglio nazionale delle donne del Kenya, assumendone la presidenza nel 1981, che mantenne fino al 1987, anno in cui abbandonò l’associazione. Attivista e fondatrice del Green Belt Movement, intraprese negli anni novanta una forte campagna di sensibilizzazione verso i problemi della natura e del disboscamento in particolare. Green Belt Movement, fondato nel 1977, nacque come organizzazione non governativa: per suo tramite sono stati piantati oltre 51 milioni di alberi in Kenya per combattere l’erosione. Molto significativa è anche la vita di Margarite Balaci che incontra alcune persone di etnia hutu e le nasconde, quando la scoprono uccidono tutti i suoi familiari. Nonostante queste vicende Margarite va avanti e costruisce tanti piccoli villaggi per bambini rimasti orfani per farli restare in villaggi e non in orfanotrofi. Il titolo della mostra fotografica in cui sono state esposte ben 28 fotografie su donne africane, immortalate mentre compiono vari lavori quotidiani in diversi luoghi dell’Africa, è “Mamafrica” proprio perché, ci dice Enrico, tutte le donne sono “Mama”. E il fotografo che ha visto da vicino la grandezza di queste donne ci parla ancora di altre storie come quella di Mama Dufu che in Senegal organizza associazioni contro l’immigrazione clandestina nella sua terra o ancora la storia di una masai che a 8 anni scappa per non essere sottoposta alla mutilazione e parlando con il nonno riesce a farsi capire, a far comprendere il suo desiderio di studiare ancora a quell’età e convince addirittura la gente del suo villaggio a capire che persone istruite “portano più mucche” e farsi rispettare. Dopo l’intervento del fotografo Enrico De Santis parla l’avvocato africana Angela Spencer che ribadisce più volte i passi da gigante che si sono fatti in Africa dal punto di vista legale (nominando le convenzioni internazionali e la dichiarazione universale dei diritti umani). Angela ci illustra anche quale è la condizione della donna in alcuni stati dell’Africa in cui una bambina deve rispettare i maschi della famiglia e ci da testimonianza dei passi in avanti che si sono compiuti informandoci che in Kenya ad esempio è stata proibita la mutilazione. Alla mia domanda su cosa significa davvero “emancipazione” per una donna africana (emancipazione non intesa globalmente come un rifiuto della propria cultura ma come comprensione di ciò che oggettivamente è male per la donna e la ostacola nel suo cammino di integrità e crescita spirituale e materiale) la donna africana Pauline Cachal risponde che una donna africana si emancipa quando prende in mano la sua vita.
Qui di seguito le parole di Enrico De Santis ripostate sul manifesto della mostra:
“L’Africa è donna da sempre spogliata della sua abbondanza. Eppure non ha mai smesso di offrire i suoi frutti e tra questi, le sue donne, sono i più straordinari. Le Mame d’Africa, con la loro generosità e resistenza, rappresentano la forza delle donne di tutto il mondo.
Sono loro che tutelano l’ambiente tenendo vive comunità perfettamente integrate con la loro terra. Sono loro che custodiscono le tradizioni conservando le diversità culturali ma combattendo le consuetudine che negano libertà e rispetto per le Donne. Sono loro che costruiscono la pace lottando contro la guerra e la violenza. Donne d’Africa in politica nell’impresa e nello spettacolo ma anche le donne dei villaggi protagoniste di queste foto. Donne da cui imparare e da proteggere affinché ognuna di loro sia una regina.
L’Africa e i suoi valori rappresentati dalle sue donne 28 foto che raccontano come le donne africane hanno reagito alla globalizzazione ed alle trasformazioni d’inizio millennio. L’omologazione culturale il degrado ambientale le guerre la negazione dei diritti civili e le crescenti disparità dei mezzi sono alcuni dei problemi che le donne d’Africa hanno dovuto affrontare.
Son loro a tutelare l’ambiente tenendo vive comunità perfettamente integrate con la loro terra ed accogliendo le novità tecnologiche che la rispettano. Sono loro che custodiscono le tradizioni conservando le diversità culturali ma anche cambiando le consuetudini che negano la libertà e sviliscono l’amor proprio e il corpo delle donne. Sono loro che costruiscono la pace lottando contro la guerra e la violenza. A loro è andato il Nobel per la pace sia nel 2004 che nel 2011.
Donne d’Africa in politica, nel mondo dell’impresa in quello dell’arte e dello spettacolo, nella società civile ma anche quelle di ogni villaggio come le protagoniste di queste foto. Donne da cui imparare e da proteggere affinché ognuna di loro sia una Regina.
Affinché l’Africa cresca senza i difetti dei loro predatori e sempre più libera.”
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