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Mostra di Gastone Primon  alla Proloco di Ciampino

Mostra di Gastone Primon  alla Proloco di Ciampino
Dicembre 11
11:10 2021

Le iniziative della Pro Loco di Ciampino sono riprese a pieno ritmo grazie all’impegno della presidente Eleonora A. Persico e ai soci che la sostengono, ma anche ai simpatizzanti e soprattutto grazie agli artisti locali.

Ultima iniziativa molto partecipata è stata mercoledì, 8 dicembre che ha riunito un pubblico festoso per inaugurare la mostra del Maestro d’Arte Gastone Primon. 

Insegnante in pensione, conosciuto non soltanto sul territorio per la sua arte, ma anche all’estero, Primon è stato presentato sia da Natale Sciara attraverso un’ampia biografia, sia dallo scrittore, poeta e critico Franco Campegiani che ne ha tratteggiato caratteristiche analizzando l’arte matura di Gastone Primon in un contesto oltre l’estetico, toccando una  bellezza intima, la fonte di ispirazione autentica. Ma seguiamo passo passo quanto, ammirando alcune opere nella galleria di Via del Lavoro, abbiamo ascoltato dalla voce del critico Campegiani: “Due spinte contrastanti convergono nell’opera scultorea e pittorica di Gastone Primon. Da un lato l’amore per i primordi, per gli albori, per la geologia e l’archeologia, per le reliquie fossili, per i Paleoveneti, che sono i suoi progenitori arcaici; dall’altro il sentimento tragico della fine di un’era, del tracollo epocale, del tramonto di una civiltà. La fine che muore nell’inizio e l’inizio che sorge dalla fine. Una poetica immersa nella cultura visiva del nostro tempo, con un lascito intenso di cultura nichilistica, curiosamente legato ad una sensibilità che potremmo dire apocalittica e palingenetica, millenarista, accostabile per qualche verso, volendo, a quella di un profeta biblico. 

Ma non certo da religioso, bensì da artista si esprime Primon. Il fatto è che i suoi interessi estetici sono intrisi di motivi per così dire “sacrificali”, con una poetica paradossalmente raccolta intorno al tema rigenerante della distruzione. Nelle sue forme laceranti e catastrofiche bisogna cogliere, oltre ai segni di un processo epocale che sembra avviarsi verso irreparabili conseguenze, anche e soprattutto l’aspetto propositivo che tradisce un’ansia fortissima di ricomposizione, di riequilibrio. Primon ha in odio il sonno, l’acquiescenza, le situazioni stagnanti, ed è pertanto una spasmodica ricerca del rinnovamento a spingerlo a frantumare, a stravolgere, a schiacciare. Morte e rinascita, consunzione e rigenerazione.

Egli inserisce nelle sue opere resti ed elementi trovati in natura, unitamente a scarti della moderna produzione industriale, agli avanzi tecnologici e consumistici del moderno usa e getta, restituendo il tutto al ciclo della vita e salvandolo da sicura perdizione. In tal modo l’oggetto trovato, il cosiddetto ready made, smarrisce le valenze di rottame abbandonato, di relitto alla deriva, ad esso attribuite dal Dadaismo e dalla Pop Art, assumendo quelle di valore ritrovato, di essenza intramontabile che dalla morte si riaffaccia alla vita. Una salvezza, un riscatto, e non una perdizione. Ed è un tornare ai processi metamorfici della natura, secondo cui nulla si disperde e tutto si rinnova in continuazione.

Un sentire festoso ed angoscioso, dove la distruzione, di cui l’artista ha sentore pungente, viene assorbita nel fuoco rigeneratore della vita. Una poetica dello strappo, della ferita, dello smembramento. Quindi del parto, dell’alba della vita, dei colori aurorali. Del grembo che si squarcia e si spezza come il pane. Della nascita perenne del mondo da un big bang, da uno sconquasso, da una lacerazione incessante. Una violenza catartica, un furore dolcissimo che fa porre all’artista direttamente le mani in pasta nel pane lievitante del creato. Utilizza materie povere, Primon: argille, fuoco, acqua. Nella sua opera entra di tutto: cassette della frutta, cartoni pressati, catramina, plastica arrotolata, dipinta e poi bruciata.

Una tecnica che non deriva dalla pittura, ma dalla lavorazione della ceramica. I tubetti li ha usati in passato, oggi non più. Gli acrilici pure. Predilige i colori lavabili, e poi ama molto bruciare. La pietra gli piace, ed anche il legno, soprattutto quando, prima di lui, l’ha già lavorato la natura, il fulmine. La sua prediletta è tuttavia l’argilla per la grande malleabilità e per l’immediatezza espressiva che consente. Gastone aderisce chiaramente alle poetiche materico-informali, ma in quell’ambito sviluppa un interessante cambio di prospettiva, in quanto tende a evidenziare, insieme ai processi degenerativi della materia, a quel suo trasformarsi in polvere e terriccio informe, la sua azione proteiforme e metamorfica, il suo ruggito violento e catartico, la sua forza primigenia, negativa e affermativa nello stesso tempo”.

Numerosi gli applausi prima e dopo il brindisi che ha suggellato il grande affetto e la stima  del pubblico verso un artista di natura internazionale che tanto ha dato e continua a trasmettere alle nuove generazioni attraverso la sua opera, espressione di profonda sensibilità umana.  

               

                                                         

                                                                                    

 

 

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