Moro, il ricordo di Monte Compatri nel trentottesimo anniversario del rapimento dello statista DC
“Roma, via Fani: 16 marzo, ore 9 del mattino. Il mini corteo di auto percorre la strada, un tragitto obbligato: fatto migliaia di volte. Ma quel giorno sarà l’ultima. Non può saperlo Aldo Moro, presidente della Democrazia cristiana. Non possono saperlo gli uomini della sua scorta. La geometrica potenza delle Brigate rosse si abbatterà su quelle automobili, lasciando a terra gli agenti morenti. Illeso Moro, ex capo del Governo e presidente della Repubblica in pectore, che viene rapito e tenuto in prigionia per 55 lunghissimi giorni. In quella mattina iniziò a morire e, per questo motivo – proprio oggi – , l’amministrazione di Monte Compatri ha deciso di ricordare con una corona, nel parco a lui dedicato, lo statista Dc”, lo scrive in una nota il sindaco Marco De Carolis.
“Accade tutto in pochi minuti, nel giorno in cui sarebbe dovuto nascere il governo di unità nazionale, guidato da Giulio Andreotti. Trentotto anni dopo, siamo ancora qui a chiederci come sia possibile tanta violenza. A domandarci che cosa sarebbe stato di un Paese con una personalità del calibro di Moro. Quali risvolti avrebbe avuto sulla nostra storia il suo insegnamento al compromesso e al dialogo”, aggiunge il primo cittadino.
“Lui che vedeva nelle convergenze parallele, un ossimoro geometricamente un’opportunità politicamente, un modo di far politica: cercando sempre il confronto, portando tutti a far parte dell’arco costituzionale. Restano vive le sue lezioni, non solo di professore universitario, sul mondo e sul rapporto tra diversi partiti”, continua il primo cittadino.
“Vive come le immagini di quelle auto crivellate dai colpi. Come la sigla dell’edizione straordinaria del Tg1, condotto da Bruno Vespa, e le domande cui le commissioni di inchiesta non hanno ancora saputo dare risposta”, conclude De Carolis.
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