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Moriamo di fame ma il mercato delle armi non si ferma!

Moriamo di fame ma il mercato delle armi non si ferma!
Maggio 12
10:03 2013

Negozio di armi negli Stati Uniti Barack Obama l’ha spuntata: il 2 aprile di quest’anno l’Assemblea delle Nazioni Unite ha approvato il primo trattato mondiale che limita la vendita di armamenti verso i governi sotto embargo, quelli che violano il rispetto dei diritti umani o che sono infiltrati dalla criminalità organizzata e dal terrorismo.

Qualcuno direbbe “tutto il mondo, quindi!”, e questa battuta non sarebbe poi così lontana dalla realtà. Ironia a parte, è un primo storico passo verso la fine di tanti abusi da parte delle lobby delle armi. Ma, come per tutti i trattati ONU, entro due anni, almeno 50 stati membri, dovranno ratificare il provvedimento; solo allora i distributori di morte potrebbero essere quantomeno ostacolati da vincoli ben precisi. Non sarà uno sbarramento totale perché il trattato non fissa vincoli coercitivi o sanzioni contro le società o Stati sovrani inadempienti. Tuttavia le associazioni per la difesa dei diritti del cittadino o per esempio Amnesty International, potranno fare appello all’Onu, obbligando le industrie degli armamenti e gli Stati coinvolti magari ad una maggiore trasparenza. L’industria delle armi  muove circa 80 miliardi di dollari l’anno (Usa, Russia e Germania sono i primi esportatori mondiali), secondo solo al mondo del narcotraffico. Il trattato Onu non limita il commercio tra privati, ma prescrive agli Stati che aderiranno, di regolamentare l’uso e l’esportazione degli armamenti classificati come convenzionali (navi, veicoli da guerra, missili, pezzi di artiglieria, armi leggere ecc.); inoltre avranno l’obbligo di riferire ogni anno ai loro parlamenti, sui contratti statali per l’acquisto delle armi e sulle commesse belliche ricevute dalle aziende del Paese. Il principio è quello che ogni Stato prima di ogni transazione deve valutare se le armi che venderà rischiano di essere utilizzate per aggirare un embargo internazionale, per “violare gravemente” i diritti umani o se magari finiranno in mano di terroristi o criminali. Inoltre i governi  dovranno anche attivare controlli verso i costruttori così da disincentivare il mercato nero di materiale bellico.

Sembra un sogno, ma  è un primo passo assolutamente necessario perché i cittadini di ogni stato civile prendano coscienza del problema e si attivino perché i propri rappresentanti in parlamento emendino leggi e procedure più rigorose e trasparenti.

Pensate che ogni anno si spendono 1.738 miliardi di dollari in spese militari e gli stati preferiscono farsi la guerra anziché raggiungere un certo grado di benessere. E’ la solita storia di privilegiare lo STATO, cioè pochi che ne traggono potere, fama,  gloria ma oggi soprattutto profitto, e non tutti  gli esseri umani che formano lo stato. Basterebbero 120 miliardi di quei 1.738 (meno del 7% delle spese militari mondiali), per raggiungere tutti gli Obiettivi del millennio: la fame, la malnutrizione, la scolarizzazione di tutti i bambini, fermare la diffusione dell’AIDS e della malaria, ridurre quindi la mortalità infantile e quella materna.

Per concludere questo quadro desolato, una buona notizia: il Costa Rica è il primo paese senza un esercito (dal 1949), che utilizza i soldi destinati un tempo agli armamenti per investire in salute, educazione e ambiente.

Nota – Lo scritto che spero abbiate letto è stato scritto all’inizio del mese di aprile quando la notizia faceva il giro del mondo e Obama era contento per la decisione dell’Onu. Il 18 aprile sempre Obama, parlando al Senato americano diceva: ≪Oggi è una giornata vergognosa per Washington. Ma non è finita qui. La mia amministrazione farà di tutto per proteggere la nostra comunità dalla violenza delle armi≫. Il Senato aveva appena bocciato un passaggio chiave sull’attesissima riforma sul controllo delle armi, cioè il Presidente voleva estendere i controlli (l’acquirente non deve avere precedenti penali, o problemi mentali) a tutte le transazioni riguardanti le armi, anche quelle on line e durante le fiere. Attualmente negli Usa i controlli esistono solo per gli acquisti presso i rivenditori di armi autorizzati.

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