Iniziato a costruire dal cardinale Marco Sittico Altemps (signore di Monte Compatri dal 1575 al 1595) e terminato dal cardinale Scipione Borghese (1613-1633), Palazzo Borghese, nelle intenzioni originali, doveva fungere da tinello, ovvero da deposito per il vino, derrate alimentari, attrezzi ecc., che in precedenza erano custoditi in alcuni locali all’interno del castello. L’esigenza di liberare locali per destinarli ad altri usi, spinse il cardinale Altemps ad ordinare che fosse costruito un nuovo edificio e, avendo tale scopo, il progetto seguì una linea utilitaristica, tralasciando ogni aspetto estetico. Quando Scipione Borghese acquistò il feudo di Monte Compatri dal nipote di Marco Sittico Altemps, Giovanni Angelo Altemps (1595-1613), non fu affatto ben impressionato dall’edificio in costruzione. Era troppo grosso e severo, e male si addiceva a rappresentare l’entrata principale al paese, anzi, era opinione del Cardinale che avrebbe represso la normale espansione del paese verso il basso. Scipione Borghese ebbe ragione: costretto a terminarlo così come era stato ideato dal cardinale Altemps, il paese si espanse in maniera anomala, lasciando due stradine di accesso al vecchio borgo e rimase aldilà del massiccio ed antiestetico edificio ancora per parecchi decenni.
Il Borghese, da cui comunque prenderà nome il palazzo, avrebbe invece voluto una costruzione architettonicamente più artistica, che avesse al centro un gran portone, seguito da due imponenti scalinate per collegare la nuova entrata del paese con la parte alta dell’abitato; ma il forte dislivello del terreno non rese possibile l’attuazione dell’idea del nuovo signore di Monte Compatri, il quale, tra l’altro, doveva affrontare ben più gravi e urgenti bisogni del paese. Primo tra tutti il fabbisogno idrico. Fu così che il Borghese terminò la costruzione del palazzo come da progetto e dirottò i suoi sforzi economici al problema dell’acqua, indubbiamente più importante e impellente, incaricando un architetto di studiare un’opera idraulica che portasse l’acqua dalla sorgente della Molara (una frazione di Monte Compatri), fino all’abitato. Nel 1627 iniziarono i lavori e di fronte alla facciata esterna al paese di Palazzo Borghese, fu posta la fontana che avrebbe dispensato l’acqua alla popolazione. Era provvista di due getti e una vasca di raccolta.
Nel 1852 la fontana fu inserita all’interno di un’edicola ricavata nel muro dell’edificio.
Nel 1889, dopo l’inaugurazione della Fontana dell’Angelo, la vecchia fontana fu chiusa e l’acqua convogliata fino al Belvedere, nella fontana che ancora oggi possiamo ammirare.
Nel 1920, al posto della fontana, nell’edicola fu innalzato il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, ed è lo stesso che possiamo vedere tuttora, con la differenza che la ringhiera di ferro che lo proteggeva, come già detto, fu divelta e asportata durante il secondo conflitto mondiale per esigenze militari.
Pochi metri sulla destra, si trova una lapide eretta in memoria di Placido Martini e Mario Intreccialagli, due monticiani martiri nell’eccidio delle Fosse Ardeatine, avvocato e partigiano il primo, calzolaio – ma sembra che anche lui fosse impegnato nella resistenza – il secondo. La popolazione ha voluto dedicare loro questa lapide, nonché una strada ciascuno, a perenne testimonianza della vigliaccheria del nazismo.
Tornando a Palazzo Borghese, l’edificio oggi ospita la sede comunale ed alcuni negozi; un ampio locale è stato utilizzato in questi ultimi decenni per diverse attività: cinema, rivendita della Cantina Sociale e attualmente ospita una birreria. Nel locale sovrastante la birreria, di uguali dimensioni, dal 1904 si trova la chiesa di San Michele.