Notizie in Controluce

Il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è intervenuto alla tavola rotonda promossa da Unipol e Censis

“Il welfare? L’ha inventato Gesù Cristo. Penso alla parabola del buon samaritano, che ci fa capire quanto siamo chiamati a prenderci cura l’uno dell’altro”. Così monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, è intervenuto questa mattina al convegno “White Economy: il futuro del Welfare” organizzato da Unipol in collaborazione con Censis al Palazzo della Cancelleria di Roma.
“Mi viene in mente – ha continuato – una frase del filosofo Maurice Blondel, che diceva che ‘c’è un infinito presente a tutti i nostri atti volontari; e questo infinito non possiamo da noi stessi contenerlo nella nostra riflessione, né riprodurlo con il nostro sforzo umano’. Per questo dobbiamo ricordare che la presenza di infinito in ogni nostro atto va a toccare una dimensione di profondo mistero. Ciascuno di noi ha l’esigenza di rispondere a domande universali, ciascuno di noi ha bisogno di relazioni. Queste ultime sono un tema fondamentale nella white economy: ogni persona che si accosta a un’altra per aiutarla deve instaurare relazioni umane. Se tutto viene risolto nell’orizzonte del compenso mensile, manca l’empatia e si crea solo un rapporto di dipendenza. Senza relazioni si perde il primato della persona che aiuta un’altra ad essere se stessa. Siamo in un periodo di transizione, ossia di debolezza, se facciamo un’economia senza etica – ha chiesto – dove possiamo mai andare?”

Il dibattito odierno, a cui hanno partecipato tra gli altri Carlo Cimbri e Pierluigi Stefanini, amministratore delegato e presidente del Gruppo Unipol, e Yoram Gutgeld, consigliere economico di Palazzo Chigi, ha messo in luce che la ricerca di un welfare, che consenta di vivere il più a lungo possibile in buone condizioni di salute e con un reddito sufficiente in età pensionistica, attualmente è diventato il bene primario per gli italiani. Se negli anni ’50 l’obiettivo principale degli italiani – sostenuto con adeguate politiche incentivanti da parte dello Stato – era poter disporre della casa, oggi gli italiani cercano di garantirsi un’adeguata protezione sociale. La salute dei cittadini è un bene pubblico che va garantito dall’azione di soggetti tanto pubblici quanto privati. Solo così può divenire un valore che può contribuire alla crescita economica.

“Le risorse pubbliche, più limitate rispetto al passato, ci inducono ad avviare un sistema che sia in grado di integrare le garanzie dello Stato. In quanto assicuratori – ha affermato Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol – ricopriamo una funzione sociale e ci sentiamo naturali alleati dello Stato e possiamo contribuire a rendere più efficienti i costi di una macchina complessa come la sanità, dove ci sono grosse differenze tra le varie Regioni d’Italia”.

Alla crescente domanda di nuovo welfare che possa garantire eque opportunità di accesso ad adeguate prestazioni sanitarie ed assistenziali, risponde quella che può definirsi “White Economy”, una filiera socio-assistenziale che va incentivata attraverso nuovi modelli di partnership pubblico-privata e sostenuta attraverso stimoli fiscali. È necessario che il livello di consapevolezza dei cittadini aumenti affinché si trovino nuove soluzioni di welfare che passino attraverso una effettiva collaborazione con il pubblico.

Dal convegno è infine emersa la necessità di investire per generare crescita economica, per creare le risorse adeguate onde evitare l’impoverimento delle future generazioni e avere il coraggio di competere.
Per ulteriori informazioni si rimanda al rapporto Censis Welfare Italia 2015 – Impatto e potenziale di crescita della White Economy