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Luogo magico per eccellenza, percorrere la Via Sacra su Monte Cavo, antico Mons Albanus, è un momento carico di entusiasmo e stupore: calpestarne le millenarie pietre di basalto risalenti ai tempi della Lega Latina, prima ancora della fondazione di Roma, provoca un’emozione senza fine. La stessa sensazione che ha coinvolto i partecipanti alla cerimonia rievocativa delle Feriae Latinae, giunta alla quarta edizione e organizzata la scorsa domenica 29 maggio. L’evento è stato ideato e promosso dall’Archeoclub Aricino-Nemorense, dalla Legio Secunda Parthica Severiana e dall’Associazione Tyrrhenum, con il patrocinio del Comune di Rocca di Papa e dei comuni di Albano Laziale, Ariccia, Genzano, Castel Gandolfo, Lanuvio, Monte Porzio Catone, Montecompatri, Nemi , nonché dall’Ente Parco Regionale dei Castelli Romani, dal Consiglio Regionale del Lazio e dall’Associazione professionale Confederazione Nazionale Archeologi.

All’avvenimento hanno partecipato, oltre agli archeologi Maria Cristina Vincenti, Franco Arietti e la giovane dottoressa Alessia Ulisse, più volte intervenuti durante la cerimonia rievocativa, numerose altre Associazioni del territorio castellano, nonché la Pro Loco Città di Rocca di Papa e i volontari della Protezione civile. Danze di purificazione, deposizione delle armi, offerte e pasti comunitari con l’accensione del fuoco che ha concluso la manifestazione, sono stati momenti suggestivi e coinvolgenti della giornata.

I partecipanti sono stati accolti come graditi ospiti: nei giorni precedenti, gli iscritti alla sezione locale del GAL, in collaborazione con numerosi volontari e alunni delle scuole, nonché i guardia parco, avevano provveduto a ripulire da cima a fondo la bella, storica via: così i legionari e i numerosi aderenti alla cerimonia rievocativa hanno respirato rispetto e passione, condivisione e sacralità di un passato sempre vivo tra quei blocchi lavici, vetusto luogo di alleanze e trionfi, strategico fulcro d’ importanza religiosa e politica.

Dedicate a Giove Laziale, le Feriae Latinae sul Mons Albanus venivano indette ogni anno e avevano una durata di quattro giorni tra riti di purificazione, offerte votive; una processione silenziosa, durante la quale i partecipanti recavano agnelli, formaggi, latte al tempio situato sulla vetta del monte. Al culmine della cerimonia veniva sacrificato un toro bianco, le cui carni venivano poi distribuite tra i vari rappresentanti della Lega Latina come simbolo di amicizia e fratellanza. Questa condivisione sottolineava una condizione di uguaglianza e la comune discendenza:   e suggellava vincoli religiosi, politici ed economici che univano le popolazioni del Latium Vetus.

Successivamente, dopo la sconfitta di Albalonga, i Romani vi celebravano i trionfi minori per vittoriose imprese belliche: si saliva al tempio, calpestando gli antichi basolati tra i quali, ancora oggi, spiccano simboli e lettere che svelano la storia dell’arcaico percorso. Con l’avvento del cristianesimo, nel 391 con l’editto di Teodosio, l’ara pagana venne gradualmente abbandonata e il tempo segnò il suo declino.

Tornando a oggi e riflettendo sugli arcaici riti che prevedevano l’interruzione di ogni conflitto e la deposizione delle armi sul monte, ci viene da suggerire ai numerosi politici locali che in questi giorni sono alle prese con la propaganda pre-elettorale di fare una passeggiata sulla via Sacra…  Chissà, forse i toni si smorzerebbero e una vera dialettica corretta e non aggressiva potrebbe far arrivare gli elettori alle urne con le idee più chiare.

Se il passato e la storia insegnano, non trascuriamo le esperienze di chi ci ha preceduti.

Rita Gatta

(foto Felice Pagliuso)