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Moloch. Il riscatto della fragilità fra resistenza e salvezza

Moloch. Il riscatto della fragilità fra resistenza e salvezza
Novembre 12
12:41 2013

moloch grandeProdotta e finanziata dalla Casa delle Culture di Roma, con il patrocinio di Roma Capitale, Moloch – o delle fragilità è una composizione drammaturgica che mescola danza, musica e poesia per dar corpo ai disagi che abitano il quotidiano. In scena due personaggi, sbandati e inadatti, compagni di vagabondaggi, uniti da un legame muto e delicato, esplorano un non luogo surreale e affascinante che lentamente si trasforma in un mostro biblico, bestiale e gigante, fiabesco e irreale, da cui scappare o a cui arrendersi senza rimedio.

Un montaggio scenico frutto di una sintesi tra una drammaturgia testuale e una partitura coreografica che filtra direttamente nell’azione qualsiasi possibile ridondanza psicologista, un sogno visionario che racconta la materia delle nostre vicende umane fino a risolversi in uno slancio vitale verso una bellezza che tutto sana e salva. Ché cerchiamo di parlare a qualcosa che non è l’intelligenza.
C’è un dolore che sembra riguardare soprattutto l’Occidente, una distanza spietata tra il nostro sentire e il nostro vivere, tra il dentro e il fuori. Ma è una sofferenza inespressa, un’implosione silente, una frattura che non trova sfogo, che si espande dentro. Il disorientamento è diffuso come un rito comune. Eppure la nostra tragedia è declassata ad una rassegnazione malinconica, ci infliggiamo una serenità posticcia per nascondere il malessere quotidiano di un conflitto impari e feroce. Il nostro è un disagio privato, muto, segreto. Come animale ferito, la nostra richiesta d’aiuto è senza parole. E a forza di contenerci siamo diventati il contrario di un urlo.
Moloch invece dimostra che si può credere ancora nella forza della poesia, nel riscatto della grazia, nella potenza disarmante della delicatezza, come atto di resistenza e di salvazione. Crede nella necessità di indagare la propria fragilità, tratto imprescindibile del nostro essere umani, instabili e precari. Crede nella necessità di proteggerla, la nostra fragilità, di considerarla rifugio, ricettacolo, enclave dalla brutalità, caldo ventre di madre, riparo dalla ferocia del mondo. E come Artaud, auspica un teatro capace di tradurre ciò che la vita dimentica, dissimula, o è incapace ad esprimere. Moloch è un’esortazione all’ascolto, un incitamento a non reprimere la propria vulnerabilità, a rivendicarla. Essere friabili, come a dire essere umani. Per contrapporsi all’abisso, per guarire l’urlo di questo mondo dolente e disperato, per prendersi cura del suo vagito straziante e della nostra sete d’aria e luce, per concederci finalmente un’esplosione di gioia.

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