Miracolo doppio, tutto al femminile
Ho vissuto il clima elettorale di queste ultime elezioni regionali perlopiù con distacco e riserbo, come credo che i più, nei fatti, abbiano reagito. Nondimeno devo dire che l’opportunità di vedere nel Lazio finalmente due donne capaci, sia pure con diverse modalità, contendersi la presidenza, mi ha appassionato e lasciato ancora presagi di speranze in un futuro politico migliore. Questo, si direbbe, è già di per sé un duplice evento prodigioso, ma quel che vorrei evidenziare, attraverso queste poche righe, è una sintetica e personale rilettura del voto, dove in primo luogo ho colto ispirazione dal “miracolo” Polverini e, in un contesto di par condicio “teologica”, ne ho ravvisato un ulteriore, quello della Bonino. Senza di lei la Polverini, diretta, estroversa e comunicativa, a mio parere la migliore tra i candidati del centrodestra in campo, avrebbe vinto con notevole scarto qualsiasi altro avversario nel Lazio, per di più, nell’andamento complessivo: casi come la Campania e la Calabria marcano, nel contesto, un divario più preciso. Un miracolo dovuto alla serietà della persona, perché altrimenti non si potrebbe definire un suo così consistente risultato dopo il caso Marrazzo, le scelte di campo dell’area cattolica, l’astensionismo perseguito da una parte della sinistra radicale e, non ultimo, l’effetto boomerang dell’esclusione delle liste del PDL da Roma. In Piemonte leggo invece una sconfitta, sia pure di scarto, da parte di centrosinistra e UDC, a partire dalla vecchia formula del compromesso storico in salsa variata, come pure la Puglia resta un’affermazione di Vendola col 10% dell’UDC sulla bilancia dei mancati compromessi col centrodestra. Qualcosa di nuovo, in ogni caso, sta avvenendo, gli italiani maturano e sempre meglio comprendono le funzionalità di un nuovo modo di far politica. Si dà sempre più il giusto peso alla persona e non alla supremazia dei partiti anche se, talvolta, temo il peggio e non nascondo che implode una qualche nostalgia per la partitocrazia da Prima Repubblica, paradossalmente funzionale nel suo essere contorta. L’importante, in ogni caso, è non saltare dalla padella dell’arco costituzionale alla brace del dardo antiabortista garantendo ancora dignità e libertà di coscienza e pensiero. La Costituzione, del resto, è un caposaldo per noi tutti, migliorabile indubbiamente ma, prima ancora, da applicare e rispettare nei suoi fondamenti, inalienabile fonte di equità e garanzie.
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