Minturno: Il Castello Baronale
Comune in provincia di Latina, sul Mar Tirreno, Minturno sorge all’imbocco del Golfo di Gaeta e il suo territorio si estende lungo il fiume Garigliano, ovvero al confine con la Campania. Il feudo fu fondato dai profughi di Minturnae, abbandonata nel 590 in seguito all’invasione dei Longobardi. Si chiamò Traetto, forse perché nelle vicinanze era il traghetto con cui coloro che percorrevano la via maestra Roma-Napoli passavano da una riva all’altra del Garigliano. Il Castello fu dapprima della Chiesa, poi passò ad una stirpe di conti Longobardi. Giovanni VIII (872-882) lo cedette a Pandolfo, Gastaldo di Capua.
Appartenne ai Dall’Aquila. Nel 1299 entrò nel patrimonio dei Caetani. Nel 1493 fu eretto a Ducato. Nel 1496 fu confiscato dal Re di Napoli e passò ai Colonna. Nel 1552 fu assalito ed incendiato dai Turchi. All’estinzione di questo ramo dei Colonna passò al fisco e nel 1690 fu comprato dai Carafa, che lo tennero fino all’abolizione della feudalità (1806). Nel 1879 riprese il nome antico, che tuttora conserva. Il centro alto di Minturno si raccoglie attorno al nucleo storico, fatto di una maglia urbana geometrica e compatta, che costituiva il punto di più forte aggregazione e difesa.
Luigi Capuano scrive “Esso è sviluppato su un solo asse generatore: corso Vittorio Emanuele.
Ha inizio con una gradinata dalla porta di accesso orientale, Porta della Cappella; continua con un tracciato rettilineo e piano fino alla chiesa di San Pietro e ha termine in piazza Portella, a quota leggermente inferiore dove s’eleva la mole del Castello Baronale. A nord e a sud in numero maggiore con tracciato più lungo, corrono i vicoli che danno l’assetto ai vari isolati e, unendosi all’asse principale, creano un sistema viario a spina di pesce. I vicoli che scendono verso sud e si affacciano sulla pianura si immettono su una seconda via parallela al corso principale. Essi si sviluppano in un percorso a gradinate, talune ripide, altre meno, a seconda delle linee di livello. I vicoli che aprono a nord, invece, non hanno sbocco, ma sviluppo pianeggiante”.
L’origine medioevale è denunciata, oltre che dalla maglia viaria del centro storico, da importanti monumenti, tra cui il poderoso Castello: nato forse ai primi del IX secolo, fu più volte modificato dai feudatari che si succedettero nel suo possedimento, fino ai Caetani.
L’edificio, possente quando malandato, si svolge attorno a un ampio cortile e comprende, a parte le forti mura, un torrione cilindrico a una torre a base quadrata, al piano terreno; un’ampia sala al secondo piano, denominata la sala dei baroni, purtroppo senza tetto. Il mastio rotondo, presso cui era la prima porta d’ingresso al borgo, e varie torri quadre sono mozzati e deformati da costruzioni posteriori per uso di abitazione; restano alcuni merli sull’ingresso principale, tratti del camminamento di ronda ed una porta medioevale sulla piazza del mercato. Tra gli ospiti illustri si ricordano san Tommaso d’Aquino e Giulia Gonzaga.
Bibliografia: (Istit Italiano Castelli Lazio – Rendina – Bonechi – IL CASTELLO XI° / VI° anno)
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