Milioni e miliardi
La corruzione è senza dubbio un cancro: diffusa in ogni angolo e ad ogni livello del tessuto socioeconomico del Paese, divora risorse colossali. Si parla di decine di miliardi di euro. Inchieste, telegiornali, web, tutto parla ogni giorno e ogni minuto dell’ennesimo scandalo corruttivo che vede indagate cordate di persone, magari a partire dall’usciere per finire al megadirettore imperiale. Italia, paese dei ladri, dunque? Magari!
Come magari? Si vuole forse assolvere il malcostume, giustificare il saccheggio dei bilanci pubblici? Ma neanche per idea! Dico solo che se avessimo a che fare soltanto con i ladri potremmo anche pensare, un giorno, di sconfiggere tale piaga, con le leggi e con l’impegno popolare. Ma c’è un’altra categoria di individui più subdola dei ladri; ancora più diffusa capillarmente, più pericolosa, molto meno visibile ma non per questo meno inquietante. Ce n’è almeno uno (e spesso più di uno) annidato in ogni sgabuzzino, stanza, corridoio, ufficio, direzione, dipartimento. Uniti insieme sono legioni sterminate, eserciti agguerriti, armate che marciano con passo pesante, e ci hanno fatto perdere tutte le guerre possibili, passate e presenti. Ma chi saranno mai questi individui così socialmente pericolosi e non debellabili? Sono gli imbecilli. Come, gli imbecilli? Certo, sono gli incapaci, i babbei di ogni ordine e grado, messi (per nomina o per elezione popolare) a governare i vari gangli della macchina pubblica. Non sono malvagi, tutt’altro; spesso sono perfino in buona fede (a differenza dei ladri) e addirittura pensano sinceramente di operare per il bene comune, ma sono mille volte più pericolosi e dissipatori di risorse. Oceani di soldi sperperati inutilmente in opere incompiute o del tutto inutili, soldi buttati per finanziare progetti visionari, eventi improbabili, denari persi con leggi o regolamenti demenziali. Per ogni milione rubato ce ne sono dieci persi. Ci avete mai pensato?
Ebbene, un autorevole testimone di tutto ciò è un mafioso di primo piano. Un mafioso? Certo: un mafioso è un colossale delinquente, ma tutto è meno che un cretino. Una volta il giudice Falcone domandò a Tommaso Buscetta: «Mi dica, in confidenza, qual è la più potente categoria di alleati della mafia?» Falcone probabilmente immaginava di sentirsi rispondere «politici, amministratori, funzionari, ecc.» Invece con semplicità e un lampo di sorriso Don Masino spiazzò Falcone rispondendo laconicamente: «Gli imbecilli». Poi spiegò che erano quelli che rendevano di più e costavano niente. Perché corrompere con gran mazzette di denaro il Tale quando il Talaltro suo vicino, cretino assoluto, può essere comprato a sua insaputa con un mazzo di fiori alla signora o con la Stella di Gran Commendatore di un inesistente Ordine cavalleresco?
Il mafioso è assai intelligente: e con intelligenza almeno pari si può pensare, un giorno anche lontano, di poterlo infine sconfiggere. Ma l’incapace è inattaccabile e inossidabile. È eterno e si riproduce in quantità impressionanti.
Tra il 1985 e il 1992 Fruttero e Lucentini scrissero una celebre “trilogia del cretino” a cominciare dall’indimenticabile La prevalenza del cretino. Rileggetelo con molta attenzione. Scritto trent’anni fa, sembra un ritratto dell’Italia presente. E futura.
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