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Milano 2009: sembra di essere nel Terzo Reich, durante gli anni della caccia agli ebrei

Ottobre 03
17:04 2009

Nel Kippur del 1943, durante una retata mi presero con mio fratello. Ci misero dentro uno di quegli abominevoli furgoni e poi verso la deportazione. Non potemmo neanche salutare i nostri genitori”. A Milano si assiste ormai quotidianamente a scene simili. Gli stranieri senza documenti vengono fatti salire su autobus con grate sui vetri. “E’ umiliante e terribile,” racconta un ragazzo marocchino di 19 anni, sfuggito per miracolo a una retata. “Una volta i vigili di Milano erano gentili con tutti, milanesi o stranieri. Qui li chiamano ‘ghisa’. Adesso è tutto cambiato. Sono organizzati come soldati e ci cercano dappertutto, come se fossimo criminali. Mio papà è stato preso. Ha cercato di scappare per tornare da noi, ma non ce l’ha fatta. Io sono più giovane e ho corso a perdifiato, più veloce dei vigili. Ma lui no. ‘Vieni qui, furbacchione’ gli gridava una guardia, mentre lo trascinava nell’autobus-prigione”. Alcuni antirazzisti milanesi sintetizzano – in un messaggio ‘clandestino’ rivolto a tutte le persone che non hanno rinunciato alla civiltà dei Diritti Umani – la nuova struttura che fa capo ai vigili urbani, nucleo Trasporto pubblico, servizio Fermi e identificazioni:

“Trentadue agenti divisi in tre turni. Vigili che, mentre gli uomini di Atm multano chi viaggia gratis, fanno quello che devono fare. Un tram dopo l’altro, uno straniero alla volta. Ieri mattina, la prima uscita dall’avvio dei processi ai clandestini, è andata bene: 120 multe staccate e dieci stranieri portati in centrale. Ci si apposta alla fermata, si chiedono i documenti agli stranieri e se non li hanno li si carica sul ‘bus-galera’. È lo stesso tipo di autobus usato per scortare allo stadio i gruppi ultrà. Gli agenti lo chiamano ‘Stranamore’, ‘perché ricorda il camper su cui Alberto Castagna negli anni Novanta faceva piangere gli innamorati in tivù’, ride un agente.
Sulla strada del ritorno, a operazione conclusa, Stranamore è accompagnano da quattro auto dei vigili, che con sirene accese bruciano i semafori per portare il carico alla centrale. Quando alla fermata del tram 15 in via De Missaglia scatta la ‘tonnara’ – sempre stando al gergo dei vigili – sono le sette e mezza. Il tram si ferma, gli agenti bloccano le uscite. Per primo tocca a un ragazzo nordafricano. Mostra fotocopie di documenti, gli fanno cenno di salire sul bus blindato, lui esegue senza fare troppe storie. Poi è il turno di uno slavo. Non apre bocca, toglie le mani di tasca solo prima di sedersi dietro al primo fermato. I passeggeri del tram assistono alla scena e commentano. Una donna con caschetto di capelli bianchi chiede agli agenti: ‘Ma perché fate così? Hanno fatto qualcosa?’. La risposta: ‘Sono clandestini, signora’ (…)
Dentro al bus, che alle dieci del mattino sta per ripartire con gli uomini a bordo, qualcuno prende a pugni il vetro. Altri nascondono il volto fra le ginocchia.
Delle pattuglie anti-clandestini va fiero il vicesindaco Riccardo De Corato: ‘È un servizio svolto esclusivamente da questa speciale task-force – dice – non sottrae agenti al controllo della viabilità, che è di competenza di altri 2.900 vigili’.”.

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