Michele De Luca in tre mostre per Rome Art Week nella capitale
Per RAW Rome Art Week 2020, la settimana dell’arte a Roma che apre le porte di musei, fondazioni, collezioni e studi d’artista, è visitabile lo studio romano del noto artista spezzino Michele De Luca (nativo di Pitelli), nel centrale quartiere Esquilino-San Giovanni. I visitatori accompagnati da curatori, su prenotazione e distanziamento, possono ammirare la fucina creativa del pittore, fra quadri, disegni, carte, sculture, libri e i nuovi progetti o i dipinti in fase di lavorazione.
Sul sito di RAW romeartweek.com Open studio De Luca è stato segnalato dai critici da ben sette punti di vista. https://romeartweek.com/it/eventi/?id=3164
L’artista ligure, particolarmente attivo a Roma, dove è docente all’Accademia di Belle Arti (dopo le docenze a quelle di Brera a Milano e Firenze) è stato definito dalla critica “pittore di luce” per i suoi singolari dipinti astratti, evocativi di forze cosmiche primordiali di energia luminosa; la sua pittura “rinnova l’intensità di un caratteristico lirismo fatto di concitate e inquietanti attese di rivelazione di luce” (E. Crispolti).
E’ aperta inoltre la sua personale “Statilii” da AB Studio – architettura, design, arte – dove De Luca presenta in alcuni lavori recenti o mai esposti al pubblico, acrilici su tela libera, oli su tavola, metallo e tela, tecniche miste su carta. Nel testo critico che accompagna la mostra Gabriella De Marco scrive: “Michele De Luca, solitario, se pur non isolato, nella sua riflessione sul fare arte, ha portato avanti negli anni, un pensiero basato sull’approfondimento, tramite la pittura, del concetto di spazio-tempo, di energia, di velocità, con incredibili punti di contatto non solo con la grande esperienza del primo novecento europeo ma con la fisica e l’astronomia.”
Il titolo della mostra riprende il nome dell’importante antica famiglia romana degli Statilii, da cui il nome di Via Statilia, con i noti sepolcri repubblicani del I secolo a.C. che delimitano il parco di Villa Wolkonsky, residenza dell’ambasciatore britannico in Italia. Il cortile al numero 18 della via da tempo ospita lo studio-laboratorio di De Luca mentre dirimpetto gli architetti Francesco Anzuini e Marco Borrazzo hanno aperto il loro AB Studio, che con il proprio team di collaboratori si occupano di architettura, ingegneria, design.
Michele De Luca è stato invitato anche a esporre per RAW alla Alessandro Vitiello Home Gallery, prestigioso spazio espositivo sopra i Fori imperiali, dentro il cuore di Roma, nella collettiva “Alpha Beta”, curata da Francesco Gallo Mazzeo, che firma anche il catalogo, con nomi come Notargiacomo, Adrubali, Nino De Luca, Achille Pace, Dominelli, Pupillo, Bianchi, Sonego, Altomare, Di Luggo, Gubinelli. Alpha Beta è qui da Vitiello Gallery alla sua terza edizione a Roma, dopo Napoli, galleria Jus Musuem e Spoleto Arte Incontro arti visive. L’evento vede un serrato confronto con opere su carta di pittori astratti di levatura nazionale e non solo.
L’impegnata ricerca pittorica di De Luca, è giunta a notevole maturità ed è seguita da critici e studiosi d’arte. Operando in Liguria e a Roma il suo lavoro è stato apprezzato ed esposto in gallerie, fondazioni e musei in Italia e all’estero. La sua parallela ricerca visiva e letteraria si è espressa intensamente anche nella scrittura con poesie pubblicate da riviste, siti, antologie e nei suoi libri “Altre realtà”, Quasar 2008, “Episodi del diluvio”, Peccolo 2014, “Parvenze”, Eureka 2017, avallate da studiosi e critici letterari come Stefano Giovanardi, Marzio Pieri, Claudio Mutini, Giorgio Patrizi. Ha partecipato a reading ad Altramarea a Tellaro, agli incontri di poesia a Palazzo Merulana, all’Associazione letteraria Elio Pagliarani a Roma alla Festa dell’arte, a Caprarola curata da Anna Nassisi, al Museo Macro di Roma.
Ultimamente sue sue poesie sono uscite sulle antologie “Esquilino Poesia”, a cura di Angelo De Florio, “Glocalizzati”, “Fermenti”, e sui siti Russia Privet, Poetrydream, Sinestesie, Poesia Contemporanea; suoi lavori visivi su Italian Poetry Review (Columbia University USA), Imago Mundi, Visual Poetry in Europe.
https://romeartweek.com/it/eventi/?id=3164
Testo critico di Gabriella De Marco su Michele De Luca.
” Nel 1935 Gino Severini informava l’architetto Luciano Baldessari di contemplare, tra i suoi progetti, la realizzazione di “un quadro luminoso di per se stesso”.* Quest’espressione mi torna in mente di fronte alle opere di Michele De Luca, ed in particolare davanti alle pitture recenti qui esposte realizzate in acrilico su tela, olio su metallo e legno, che definirei, appunto, sulla scia del grande cortonese, luminose di per se stesse. Certo, è bene precisare, tra la ricerca di Severini e quella attuale di Michele non è ipotizzabile un filo diretto e l’accostamento che propongo è frutto – evidentemente – di una mia libera associazione; ciononostante, la luce costituisce, unitamente alla gestualità e al materismo, uno dei tratti salienti del suo ragionamento sulla pittura. E la luce, inevitabilmente, quando si scrive d’arte diviene, per lo storico, materia “incandescente”: dalle vetrate delle cattedrali gotiche ai veneti nel rinascimento, dal barocco alla grande invenzione nell’ottocento francese, della pittura moderna (pur con i prodromi importanti di Constable e Turner) sino alle sperimentazioni futuriste, all’uso del neon del già citato Baldessari e di Lucio Fontana ricordando, in tempi più recenti, Dan Flavin, Bruce Nauman, Mario Merz e altri artisti, che qui non elenco per non incorrere nella spiacevolezza di un lungo inventario, che hanno lavorato, o ancora lavorano, con i tubi fluorescenti. Inoltre, ogni discorso sulla luce nell’arte, seppur di carattere generale, s’intreccia con riflessioni di natura simbolica, filosofica, spirituale, scientifica rivelando una complessità che impedisce qualsiasi approccio unicamente tematico. Un ampio filone, dunque, al cui interno s’inserisce con tratti originali anche il lavoro di De Luca. Ma, prima di addentrarmi nella specificità della sua pittura m’interessa, innanzi tutto, sottolineare la sua natura di autentico outsider, di irregolare rispetto ad un sistema dell’arte, qual è quello attuale, sempre più convenzionale, ripetitivo, privo di sorprese, in definitiva sempre più omologato.
Diversamente, Michele, solitario, pur se non isolato, nella sua riflessione sulle modalità del fare arte, ha portato avanti negli anni, un pensiero basato sull’approfondimento, tramite la pittura, del concetto di spazio-tempo, di energia, di velocità, con incredibili punti di contatto non solo con la grande esperienza delle avanguardie del primo novecento europeo ma con la fisica e l’astronomia. Certo, nel caso del confronto tra la sua ricerca pittorica e le scienze esatte credo sia opportuno scrivere più che di fonti dirette di coincidenze, di curiosità.
Sia chiaro, infatti, per sgombrare subito il campo da equivoci, che il linguaggio di De Luca esplicitamente non ha vezzi scientifici e quindi non fa il verso né allo stereotipo dell’artista colto (come se esistesse l’artista incolto) né a quello dell’artista scienziato, ma va inquadrato, invece, nell’alveo della storia dell’arte.
Penso, in particolare, alle opere di Giacomo Balla spunto di approfondimento sia per la peculiarità di una sperimentazione che, pur contestando il canone, mai ha messo in discussione la necessità della qualità pittorica sia per quell’oscillare, da parte del futurista, tra modernità e scienza, tra dispositivi tecnologici e spiritualità. E il riferimento a Balla (basti pensare ad un’opera quale Mercurio che passa di fronte al sole) che certo non è di natura citazionistica, e che andrà approfondito in altre sedi, avvalora la difficoltà ad inquadrare il suo lavoro nelle tendenze della ricerca contemporanea dove predominano altre figure di riferimento.
Tuttavia, non si tratta, soltanto, di una questione di fonti: la sua è anche, soprattutto, una pittura che emoziona in anni in cui l’arte ha rinunciato -programmaticamente- ad ogni forma di emozione.
Ma i tempi cambiano e ci portano ormai a considerare l’emozione, grazie anche all’apporto delle neuroscienze, non solo commozione superficiale ma forma del pensiero.
Una pittura, quella di Michele De Luca, da intendere non come espressione di stupore e meraviglia ma come deposito profondo di idee, intuizioni, novità”.
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