Maurizio Soldini: bioetica e poesia
In realtà l’ospite aveva apertamente dichiarato il desiderio che si parlasse principalmente della poesia nella convinzione, più volte espressa durante l’incontro, che per rendere viva la bioetica occorre guardare all’etica delle virtù, ma vissuta in prima persona, lasciandosi alle spalle derive deontologiche e legalistiche. E per questo ha scritto e ribadito che “assurge a ruolo egemone con quello filosofico, il linguaggio letterario, dal momento che la ricerca del bene, di come si può fare, la dovremo indirizzare non solo e non soltanto nello studio e nella lettura dei libri dei filosofi, ma soprattutto nella letteratura, nella narrazione di storie, nei romanzi, nelle tragedie, nelle liriche, tout court nei poeti. Nel linguaggio poetico, infatti, si dà l’estrema possibilità di comprensione sintetica di quello che è il vero senso della vita degli uomini”. Assunto che si è palesato vivamente alla lettura delle poesie tratte da due delle sue ultime raccolte – In controluce e Uomo. Poemetto di bioetica, entrambe per LietoColle 2009 – effettuata, con appropriata tensione, da Patrizia Audino. Soldini ci tiene a precisare che la poesia lo ha sempre accompagnato fin da giovane ed è emersa ancora prepotentemente in contrasto-consonanza alle esperienze scientifiche. E dunque c’è una continua alternanza tra il segno filosofico e la lirica pura, sempre ancorati alla persona, al dolore e alla speranza. In “Erlebnis” Allora la coscienza prende il sopravvento/ La libertà non è soltanto intelligenza,/ La volontà che sceglie ti anima umanamente./ Umanamente uomo sei soprattutto quando canti/ Quando ami quando la vita ti entra dentro/ E il mondo fuoriesce così come lo vivi./ E i tuoi ricordi, la tua poesia, nutrono la storia. E invece in altra lirica Quella mattina il cielo si adombrava/ Di vento e nuvole e lei si lamentava/ Muoveva la sua mano faceva un cenno strano./ Era come dicesse andiamo. I versi del poeta Soldini hanno toccato tutti, si percepiva. Ma egli, acutamente sollecitato dagli interlocutori-relatori, tra i quali Maria Lanciotti e Filippo Ferrara, non si è potuto sottrarre ai temi di bioetica che appassionano anche per l’urgente attualità. Così si è parlato di testamento biologico e di eutanasia, del rispetto della volontà del paziente e delle possibili contingenze future, di stato etico e laico, di diritto naturale e di una politica condizionante, della bontà della scienza e del suo linguaggio, ma anche del recupero del mito alto e della narrazione, di antropologia e di un nuovo esistenzialismo personalistico. La serata avrebbe avuto bisogno di più ore e questo pezzo di più caratteri; ci si è ‘accontentati’ di un gradevole gioioso rinfresco, ovviamente con brindisi. Il professore, richiesto di un saluto finale, ha voluto simpaticamente regalare la lettura di recenti sue composizioni. Noi però vogliamo concludere con sue parole edite che tracciano la sua poetica di speranza: Il mistero si affaccia nello stupore dell’incarnazione che viene dal verbo e nel verbo. Il logos si fece carne. La carne può diventare parola. Si accende una lampada. Poesia. E infine … precipita dentro il buon senso/ respira l’odore del grano/ la sera circonfonditi col gelsomino.
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